[Pubbliredazionale a cura di: Oil Control – www.oilcontrol.it] È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo n.73 del 14 luglio 2020 che introduce importanti novità in merito alla contabilizzazione del calore e dell’acqua calda sanitaria in impianti centralizzati. Si tratta dell’attuazione della direttiva UE 2018/2002 che modifica la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica (EED).
Cerchiamo di riassumere brevemente quanto di nuovo è previsto dall’articolo 9 riguardo ad alcuni importanti aspetti.
Con l’eliminazione della norma UNI 10200 dalla legge, anche l’Italia si è finalmente uniformata ai metodi di ripartizione impiegati in quasi tutti i paesi dell’UE. Molti hanno sempre considerato questa norma complicata, per nulla trasparente e costosa nell’applicazione; inoltre è stata causa di molte discussioni, litigi e cause nei condomini.
E non è tutto. Con i suoi millesimi calcolati in base ai fabbisogni originari delle singole utenze, la norma UNI 10200 ha creato grosse ingiustizie verso pochi (es. ultimi piani).
Ora i condòmini, con una semplice decisione assembleare, sono liberi di impiegare, senza bisogno di perizie tecniche, metodologie semplici per la ripartizione dei costi.
È possibile trovare un esempio di metodologia semplice e trasparente, che copre anche casi particolari, già applicato in molte migliaia di condomini eliminando le problematiche, sul sito dell’Associazione Nazionale di Contabilizzazione di Calore e Acqua (ANCCA): https://www.ancca.org/linee-guida-per-la-contabilizzazione-del-calore-e-dellacqua/.
In pratica, un condominio può ad esempio decidere di stabilire una quota fissa del 30% da ripartire in base ai millesimi usati prima dell’introduzione della contabilizzazione secondo la UNI 10200 (eliminando quindi i millesimi basati sui fabbisogni) e ripartire la restante quota del 70% secondo i consumi rilevati dai dispositivi.
Ripartire anche solo il 50% dei costi secondo consumo porta ad una fortissima motivazione verso un uso intelligente di riscaldamento e acqua calda. Non è infatti corretto né equo che la ripartizione venga effettuata completamente secondo consumo, come precisato anche nelle raccomandazioni della UE.