[A cura di: Lucia Rizzi, presidente Anapic – www.anapic.it] Anapic riceve, con una certa sorpresa, richieste di assistenza da parte di amministratori condominiali i quali segnalano che alcuni condòmini si lamentano (o peggio) perché l’amministratore ha disposto la sanificazione dello stabile senza informare l’assemblea o i consiglieri addirittura senza averne il parere.
La domanda è: “Ma la legge obbliga a sanificare?”. Oppure: “Ma la legge permette di sanificare?”.
Strana situazione quella in cui ci si lamenta della burocrazia e poi la si invoca a comodo. Eh già, perché procurarsi il “previo parere” o il “previo assenso” dei condòmini, oltretutto in settimane in cui i contatti sono distanziati e districarsi tra norme locali e nazionali è tutt’altro che semplice. È più che paradossale, grottesco. Quasi ci si preoccupasse più del bilancio che della salute (ma questo avviene anche in sfere ben più alte che i condomini).
E allora. A prescindere dalle regole e prima delle regole, seguiamo il buon senso. Un amministratore non può mettersi in contatto con ogni condomino e chiedergli: “Scusi, lei ha il coronavirus?” e disporre la sanificazione solo nel caso in cui la risposta sia positiva.
La sanificazione deve essere quindi disposta al buio. Ma mica tanto. È evidente che la sanificazione, in una situazione emergenziale come quella che viviamo, è sia una misura urgente – perché evidentemente non si può attendere il lento e a volte farraginoso procedimento decisionale o consultivo ordinariamente previsto dalla legge – sia una misura di ordinaria amministrazione, come le pulizie.
Sanificare protegge tutti i condòmini, a prescindere dalle patologie da cui essi dovessero, malauguratamente, essere affetti. E così come non è necessario decidere in assemblea di eseguire le pulizie, così come non è necessario convocare l’assemblea o i consiglieri tutte le volte che, per esempio, si rompe una conduttura ed esce l’acqua, non è necessario ottenere il parere, decisivo, autorizzativo o consultivo, degli altri organi condominiali prima di procedere alla sanificazione. C’è, questo sì, un obbligo informativo.
Del resto, per assurdo, se l’amministratore decidesse di non sanificare, potrebbe, specie in alcuni casi, esporsi al ben maggiore rischio di favorire la formazione di focolai di infezione, con le conseguenze che è facile immaginare, anche sul piano personale e penale, oltre che civilistico.
Sempre a proposito di sanificazione, Lucia Rizzi, presidente Anapic, ha interpellato l’Agenzia delle Entrate e il ministero Economia e Finanza per l’estensione di incentivi e contributi per la sanificazione e sicurezza sul lavoro anche per i condomini, (che attualmente sono esclusi dalla possibilità di detrarre le relative spese, nella misura del 50% e con un tetto di spesa di 20mila euro).
La richiesta, formulata per chiarire se possibile includere i condomini e per supportare la categoria in grande difficoltà economica, è finalizzata a implementare le azioni di sanificazione nei condomini e tutelare la salute dei condòmini.