[A cura di: dott. Mauro Simone – vicepres. naz. Alac e pres. Alac Area Metropolitana Bari] Se, come qualcuno paventa, interverranno fattori esterni o piuttosto interni a modificare il quadro politico del Paese, tutta la discussione sul ventilato registro degli amministratori di condominio finirà per essere relegata nel dimenticatoio dei più o meno seri propositi dei nostri governanti.
Ma, a prescindere dagli eventuali prossimi venti di crisi e da come potrebbe evolvere la discussione sul registro, sembra non esservi dubbio che sulla proposta del sottosegretario Morrone di istituire un registro telematico non vi sia la piena condivisione da parte di tutte le associazioni, soprattutto quelle storiche.
Per quanto riguarda Alac, il registro telematico non suscita particolare entusiasmo né è assoluta priorità, se dapprima non viene risolta un’altra questione per noi e per la gran parte degli operatori delle amministrazioni condominiali ritenuta principe, ovvero l’approvazione condivisa dei parametri dei compensi da stabilire al tavolo tecnico, tra il governo e le associazioni, per garantire una adeguata “risposta economica” alle prestazioni professionali degli amministratori di condominio ed emolumenti giusti, proporzionati e dignitosi della professione in conformità al dettato costituzionale.
Escludendo le gestioni dei grossi complessi immobiliari, per le quali il tema degli emolumenti agli amministratori non desta criticità, viceversa per quelli riguardanti i piccoli e i medi complessi immobiliari è noto a tutti che i compensi riconosciuti agli amministratori di condominio, a parte irrilevanti differenze tra le aree del sud e quelle del nord, sono compensi irrisori e non adeguati alle accresciute responsabilità degli amministratori.
Questa criticità fa il paio con il fenomeno del dumping, a causa del quale molti amministratori gestiscono condomini e supercondomini in sleale concorrenza, ovvero per un “piatto di lenticchie”, per non parlare degli “abusivi” cioè di amministratori privi dei requisiti previsti dall’art. 71 bis, che in gran numero pullulano nel panorama condominiale .
Nel nostro settore, comunque, le questioni sulle quali occorrerebbe intervenire, a ben guardare, sono più di una: dall’equo compenso delle prestazioni professionali alla regolamentazione della professione, dalla prevenzione dall’ingerenza delle categorie ordinistiche, che cercano di mettere i piedi nel piatto delle professioni non regolamentate alle necessarie modifiche all’art. 71 bis, dagli aggiustamenti delle norme del supercondominio alla necessaria e auspicabile adozione di un codice etico anche per i condomini. Ma oggi ciò che è assolutamente prioritario, a nostro parere, è risolvere la questione dei compensi, augurandoci che questa richiesta possa destare l’attenzione del sottosegretario alla Giustizia prima o contemporaneamente al riordino del settore.
La questione dell’equo compenso diventa tanto più importante e di urgente soluzione in considerazione anche dell’accelerazione degli sviluppi ai quali assisteremo nei prossimi due lustri con l’intelligenza artificiale anche nei luoghi di lavoro e negli studi professionali.
Per concludere, tra le soluzione patologiche su cui è anche necessario intervenire c’è quella concernente l’adozione di un codice etico da parte dei condomini. Infatti come società civile siamo un gran popolo e ad un tempo un popolo di persone spesso ineducate, arroganti, menefreghiste e inosservanti delle leggi. Molti condòmini non sanno o non vogliono comprendere o fingono di non comprendere che nel condominio si è in tema di diritti reali e non vi è posto per i desideri indiscriminati dei singoli. Il tema vero è che c’è nei condòmini poca cultura delle regole del condominio e poca considerazione dell’amministratore di condominio.
Molti pretendono di applicare un diritto personale disconoscendo o ignorando le norme di diritto comune del condominio. L’amministratore, pur svolgendo una funzione sociale essenziale a volte per non perdere il condominio è costretto a sottostare agli umori dei condòmini.
Osservo che nella nostra società i comportamenti dei condòmini denotano un evidente deficit di civismo nelle relazioni interpersonali e intercondominiali, e verso lo stesso amministratore di condominio che spesso subisce l’ignoranza di coloro che hanno l’illusione della conoscenza della materia condominiale.
L’educazione civica dovrebbe essere promossa e insegnata nelle scuole, nelle famiglie e dai media. Al punto in cui siamo occorrono tre generazioni di scuola per civilizzare e rieducare le persone ineducate, augurandoci anche di non essere ancora bombardati da notizie di fatti immorali anche ai più alti livelli.