[A cura di: Corrado Sforza Fogliani – presidente Centro studi Confedilizia] Parere positivo per le videocamere di sorveglianza che puntano alla strada e quindi immagazzinano immagini di sconosciuti, ma solo quando servono a difendere l’interesse legittimo di chi le installa: è questa la conclusione a cui è pervenuta la Corte di Giustizia dell’Unione europea, chiamata a verificare l’applicazione della direttiva n. 95/46/CE sulla tutela dei dati personali nel caso delle videocamere private di sorveglianza. La Corte è stata adita da un Tribunale cecoslovacco, che ha chiesto di chiarire se un cittadino che voglia proteggere la sua casa possa installare videocamere di sorveglianza e quindi registrare immagini dei passanti senza chiedere il loro consenso. Tutto nasce da una causa di un cittadino ceco sanzionato dall’Ufficio della protezione dei dati personali (il corrispondente del nostro Garante) per aver utilizzato le immagini registrate dalla sua videocamera esterna all’appartamento per incastrare due vandali che avevano ripetutamente distrutto i vetri della sua casa. Secondo l’Ufficio ceco occorreva chiedere il consenso degli interessati per utilizzare quelle immagini, come la direttiva europea per la protezione dati richiede. Ma la Corte – con la sentenza dell’11.12.2014 (scaricabile dal sito www.confedilizia.eu) ha spiegato che, sebbene la direttiva si applichi anche alle videocamere di sorveglianza installate da privati (l’immagine di una persona registrata essendo anch’essa un dato personale), la stessa consente di valutare il loro interesse legittimo a proteggere i beni, la salute e la vita loro e della loro famiglia.