[A cura di: avv. Marco Evangelisti, presidente nazionale Appc – dott. Flavio Maccione, segretario generale nazionale Appc] Il vice premier Matteo Salvini e la compagine governativa nella manovra si sono schierati per la cedolare secca anche sulle locazioni ad uso commerciale, come, già, anticipatoci, in un recente contatto, dal sottosegretario all’Economia e alle finanze, Massimo Bitonci.
È da rilevare che l’introduzione di una flat tax al 21% sui contratti ad uso commerciale, oltre che diffondere un chiaro segnale di fiducia, è finalizzata ad attrarre, sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista economico, quegli interessi che indurranno lo sviluppo e la crescita di un settore, quale il terziario, oggi in affanno: tale misura potrebbe portare a rivitalizzare i centri storici, contribuendo a rialzare le serrande dei negozi chiusi; infine è un modo per condurre lo stato ad un recupero dell’evasione fiscale, come, già, verificatosi nell’uso abitativo.
L’iniziativa di ridare redditività a quella realtà immobiliare significativa, destinata all’uso diverso, sta muovendo i primi passi, ma necessita di un quadro più organico, dedicato ad una riforma completa dell’uso commerciale: a questo punto i tempi sembrano maturi per l’esame della proposta di legge elaborata da Appc.
La rivisitazione della Legge 392/78 sulle locazioni ad uso diverso dall’abitazione è stata raccolta come necessità, scaturita dalla base dei piccoli proprietari e dall’analisi di una mutata realtà economico-sociale che, in un momento di crisi, ha visto chiudere molte attività e dalla constatazione che molti operatori del settore terziario non sono proprietari dei locali ove svolgono le attività. La finalità della proposta è conciliare le esigenze della proprietà, che nella locazione ha l’intento di perseguire una redditività, con quelle degli operatori economici, che necessitano di tranquillità per svolgere ed incrementare le loro attività. Si intende intervenire sulla durata dei contratti per garantire maggiore stabilità operativa, fornendo, nel contempo, duttilità e diversificazione alle forme contrattuali, con l’introduzione della novità del contratto “a valore concordato” con vantaggi fiscali per la proprietà.
Nel testo è prevista anche la cessione del diritto di usufrutto per un periodo ventennale, foriera di un doppio obiettivo: stabilità per l’operatore e nessun peso fiscale per la proprietà. L’intento della proposta Appc è andare a ritessere quella fiducia che consenta di rialzare quelle serrande che in molti hanno chiuso.