[A cura di: Andrea Cartosio – Istituto nazionale tributaristi]
Qualche tempo addietro, una nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) riportava un dato sensibile per il settore locatizio italiano: il “tax gap”, ossia il divario tra gettito teorico erariale e gettito effettivo tributario, ha fatto registrare un’importante diminuzione, quantificata nel 42%; inoltre, da quanto si è appreso, vi è stata anche una significativa riduzione della propensione all’inadempimento, che i dati statistici quantificano nel 40%.
Il merito del suddetto miglioramento è dovuto anche all’introduzione, nel sistema fiscale, della cedolare secca: a sei anni dalla sua emanazione, è stato possibile valutarne i concreti benefici apportati sia ai proprietari di immobili sia alle casse statali.
La cedolare secca è stata introdotta quale regime fiscale alternativo rispetto all’applicazione dell’Irpef sui redditi derivanti da locazioni tra privati di immobili abitativi locati per quest’ultimo fine. L’aliquota applicata all’introito percepito è, nella maggior parte dei casi, vantaggiosa per il locatore poiché risulta inferiore rispetto a quella degli scaglioni Irpef.
Va altresì specificato che la cedolare secca ha sostituito, per i soggetti che hanno opzionato tale regime, le addizionali regionali e comunali Irpef, l’imposta di registro e l’imposta di bollo. È pur vero, tuttavia, che dal reddito assoggettato a cedolare secca, che non viene sommato al reddito derivante da lavoro dipendente o lavoro autonomo ma considerato separatamente, non è possibile dedurre e detrarre alcun onere.
La scelta del proprietario di aderire a tale regime giova anche al conduttore, poiché il canone non potrà essere aumentato, ed in caso di scelta del regime agevolato esso dovrà rientrare anche nei parametri previsti dai singoli accordi territoriali.
Quanto alle aliquote, quelle ad oggi in vigore ammontano al 21% per gli immobili locati in regime di libero mercato e al 10% per gli immobili locati, invece, con contratto a canone concordato. Ancora un’annotazione: l’istituto della cedolare secca – ad oggi – può essere fruito da persone fisiche in regime di locazione esclusivamente abitativa.
Pertanto è plausibile affermare che l’introduzione della cedolare secca ha apportato benefici importanti sia per quanto riguarda la tassazione gravante sui proprietari, sia per il gettito percepito dall’erario, riducendo di fatto l’evasione fiscale e facendo aumentare la tax compliance, ovvero l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari da parte del contribuente.
Ora, poiché a breve il Parlamento si troverà a dover approvare la Legge di Bilancio per l’anno 2018, ci si augura che tali dati siano attentamente studiati e presi in considerazione. Risulta totalmente condivisibile, infatti, la proposta formulata al Parlamento e al Governo da parte di Confedilizia, la quale ha richiesto l’introduzione di una tassazione sostitutiva anche per gli affitti non abitativi in special modo per le locazioni commerciali.
Il recepimento e la successiva approvazione della proposta di allargamento della cedolare secca non garantirebbe esclusivamente un aumento di gettito erariale legato alle locazioni, bensì permetterebbe – o meglio incentiverebbe – il settore economico del commercio, consentendo l’apertura di nuove attività ed il mantenimento di quelle già in essere. E limitando, di fatto, l’emorragia delle chiusure di attività che portano ad una moria dei centri – storici e non – delle nostre città.