[A cura di: Jean-Claude Mochet, vice presidente nazionale e pres. Commissione fiscale naz. UPPI – www.uppi.it]
Il Decreto Rilancio introduce un bonus affitti ad ampio raggio per le imprese e i professionisti titolari di un contratto di locazione di immobile non abitativo. Il credito di imposta, pari al 60% del canone mensile versato nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020 è riservato ai soggetti esercenti attività di impresa, arte o professione, con ricavi o compensi non superiori a 5 milioni e che hanno rilevato un calo del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 50% nel mese di riferimento rispetto allo stesso mese del periodo di imposta precedente. Alle strutture alberghiere il beneficio spetterà indipendentemente dal volume di affari registrato.
Il credito di imposta, ridotto al 30% in caso di affitto d’azienda, compete per i canoni di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo per lo svolgimento di attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico, per l’esercizio abituale e professionale di lavoro autonomo, per lo svolgimento di attività istituzionale per gli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti. Il credito sarà utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta di sostenimento della spesa ovvero in compensazione, successivamente all’avvenuto pagamento dei canoni. In luogo dell’utilizzo del credito è possibile optare per la sua cessione al locatore o al concedente o ad altri soggetti, compresi istituti di credito e intermediari finanziari.
Rileviamo con soddisfazione l’accoglimento, da parte del Governo, della proposta avanzata dall’U.P.P.I., di estendere il credito di imposta del 60%, previsto dal Decreto Cura Italia per i soli negozi, a tutti gli immobili ad uso non abitativo. Occorre, tuttavia, sperare che i successivi provvedimenti attuativi o le varie circolari dell’Agenzia delle Entrate non stemperino l’efficacia dell’agevolazione in eccessivi e farraginosi meccanismi burocratici.
La vera novità del Decreto Rilancio che investirà il settore immobiliare è tuttavia rappresentata dall’introduzione della detrazione del 110% per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 a fronte di specifici interventi di riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico, nonché per una serie di interventi effettuati contestualmente a quelli espressamente individuati dalla norma, con fruizione della detrazione in 5 rate annuali di pari importo, oppure con la possibilità di optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura, in luogo della fruizione diretta della detrazione spettante.
Non mancano tuttavia le limitazioni all’uso di tale beneficio: intanto l’elenco degli interventi interessati è molto limitato e stringenti sono i requisiti minimi per potervi accedere già anticipati dalla norma e che dovranno essere fissati dai provvedimenti ancora da emanare. Tali previsioni, se confermate, necessariamente ne depotenzieranno l’effetto.
Non è chiaro il motivo per cui la detrazione spetterà solo per gli interventi su edifici unifamiliari e solo se l’immobile rappresenta l’abitazione principale penalizzando così l’intero parco delle seconde case locate. Al riguardo, l’U.P.P.I. auspica il superamento di questa inutile previsione in sede di conversione in legge.
Interessante la novità introdotta dall’art. 121 di poter trasformare la detrazione in credito d’imposta ovvero il riconoscimento del c.d. “sconto in fattura” in luogo della fruizione diretta della detrazione spettante. In particolare, in deroga dell’utilizzo diretto della detrazione, sarà possibile optare per i due “meccanismi” sopracitati, in relazione alle spese sostenute nel 2020 e 2021 per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, di efficienza energetica, di adozione di misure antisismiche, di recupero o restauro della facciata e di installazione di impianti solari fotovoltaici, per la trasformazione in credito d’imposta, con eventuale successiva cessione, oppure per lo sconto in fattura.
L’U.P.P.I. ribadisce l’importanza delle agevolazioni fiscali sulla casa non solo per dare respiro ai cittadini, ma anche per consentire la ripresa economica e del PIL del Paese ed esprime, invece, fortissima preoccupazione per il mancato differimento del termine di pagamento della prima rata IMU del 16 giugno e per la conferma che le imposte sui redditi dovranno essere comunque versate al 30 giugno 2020, vista la gravità della crisi economica sarebbe stato più lungimirante prevedere una sorta di “semestre bianco”, considerato che i proprietari immobiliari, in questi ultimi dieci anni, hanno versato nelle casse dello Stato oltre 156 miliardi di euro di IMU e TASI.
Gravissimo e intollerabile, invece, il riferimento velato, ma chirurgicamente mirato, del Premier Conte al risparmio privato degli italiani per far fronte al risanamento dei conti pubblici e, in particolare, alla copertura dei 25 miliardi di euro del decreto “Cura Italia” e ai 55 miliardi del decreto “Rilancio”.
L’ipotesi di una patrimoniale torna di attualità, magari mascherata sotto il nome di “covid tax” gradita, oltre che ad alcune delle forze politiche che sostengono il governo Conte, anche a molte Istituzioni Europee. Eppure, secondo uno studio della CGIA di Mestre, svolto a fine 2018, sono ben 14 le patrimoniali introdotte dal 1990 al 2017, a cui si aggiunge la più importante, la nuova IMU, che dovrà essere versata già a metà giugno 2020.