Tasse sulla casa (e non solo) al centro di dibattito e preoccupazioni. Confedilizia pone l’accento sulle imposte immobiliari: “Le aliquote medie di Imu e Tasi hanno ormai raggiunto il 10 per mille su basi imponibili che sono state aumentate del 60 per cento con la manovra Monti. Il tutto, senza risparmiare neppure le case affittate a canone calmierato e con un’imposizione che raggiunge livelli di accanimento in presenza di abitazioni che non si riescono a locare, per le quali in molti casi si applica persino l’Irpef (su un reddito inesistente). In più, c’è la tassa rifiuti. In totale, la Iuc (vale a dire la somma di Imu, Tasi e Tari) pesa ogni anno per circa 31 miliardi di euro. Si tratta di un onere non più sostenibile e, soprattutto, di una tassazione puramente patrimoniale, che non tiene nel minimo conto la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini. Occorre riformare radicalmente il sistema, sostituendo Imu, Tasi e Tari con un tributo effettivamente legato ai servizi e deducibile dal reddito di persone fisiche e imprese”.
Dal canto proprio, Fedefconsumatori valuta invece gli effetti di flat tax e cosiddetta pace fiscale. Come rimarca l’associazione in una nota, “in questi giorni si discute molto della riduzione della tassazione con l’introduzione della flat tax che, secondo i recenti aggiornamenti, per le famiglie dovrebbe essere predisposta per il 2020. Una misura che, a parere dei proponenti, dovrebbe rappresentare la ricetta miracolosa per contrastare l’evasione, operando allo stesso tempo un forte taglio all’imposizione fiscale. Quello che non si dice, però, è che un’operazione simile rischia di avere risvolti estremamente gravi sul sistema economico e sulle condizioni delle famiglie e nessun beneficio dal punto di vista del contrasto all’evasione. In primo luogo, è necessario considerare che l’86% della tassazione proviene da lavoratori dipendenti e pensionati, per i quali non vi è modo di evadere. Inoltre, avviando una misura che elimina la progressività delle aliquote, a trarne vantaggio saranno le famiglie più ricche. Del resto, come illustri teorie economiche hanno dimostrato, l’incremento dei redditi delle classi più abbienti non si traduce automaticamente in un aumento degli investimenti e dei consumi. Se poi, al fianco di tale operazione si dovesse attuare l’annunciato condono fiscale, aumenterebbero in maniera esponenziale i rischi per l’equità e la stesa sostenibilità del nostro sistema di welfare”.
Federconsumatori, per voce del presidente Emilio Viafora, si rivolge dunque al nuovo Governo: “È ora di abbandonare i toni sensanzionalistici ed assumere i panni istituzionali, all’insegna dell’attenzione verso i diritti e le esigenze di tutti i cittadini. Il primo passo, da compiere al più presto, è la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, che incombe minaccioso sull’intero sistema economico, con aggravi che, a regime, ammonteranno a circa 795 euro annui a famiglia. Mentre la tassazione diminuirà dal 2020, i prezzi aumenteranno già dal prossimo gennaio”.