Non si può fisicamente partecipare alla riunione di condominio? Occhio a chi e al come si conferisce la delega, se si vuole che il proprio intento di voto sia rispettato e, soprattutto, se si vuole impugnare la delibera per un qualche vizio di forma. Di seguito un estratto dell’ordinanza 16673/2018 di Cassazione, che ritiene privo di fondamento il ricorso di un condomino. Vediamo perché.
—————-
CORTE DI CASSAZIONE
Sez. VI, ord. 25.6.2018,
n. 16673
—————-
A.S. ha proposto ricorso in cassazione articolato in tre motivi avverso la sentenza della Corte di Appello di Roma n. 4646/2017 del 21 luglio 2016.
Resiste con controricorso il Condominio ….
A.S. impugnò la deliberazione dell’assemblea 16 settembre 2006 del convenuto Condominio …, assumendo di aver conferito delega per quell’adunanza all’amministratrice M.B. e di essere stato invece rappresentato da V.S., con conseguente invalidità della delibera per difetto dei quorum.
Avendo il Condominio prodotto delega sottoscritta da A.S. per la partecipazione a quella assemblea, diversa da quella invece esibita dall’attore, il A.S. all’udienza del 26 ottobre 2001 riconobbe la sua firma, ma replicò che la stessa delega allegata dal Condominio convenuto fosse stata in realtà da lui rilasciata in bianco e per un’assemblea diversa da quella del 15/16 settembre 2006. Venne così revocata l’ordinanza di ammissione di ctu grafologica (rectius: calligrafica) e il Tribunale di Civitavecchia, con sentenza del 23 maggio 2012, rigettò la domanda.
Proposto appello da A.S., lo stesso venne respinto dalla Corte d’Appello di Roma, affermando che doveva essere l’appellante a dimostrare l’illecita compilazione della delega prodotta da Condominio, la cui sottoscrizione era stata riconosciuta dal A.S.. Inoltre, i giudici di appello motivarono la superfluità dell’espletamento della ctu calligrafica, come anche di quella comparativa con precedenti deleghe condominiali.
Il primo motivo del ricorso di A.S. deduce la violazione degli artt. 216 c.p.c. e 1175 c.c., l’insufficiente e contraddittoria motivazione in ordine alla revoca dell’ordinanza ammissiva della ctu “grafologica” ed alla produzione di altra delega da parte del Condominio, come alla presenza di due deleghe diverse per la stessa assemblea, dovendosi tener conto che la delega prodotta dall’attore era stata disconosciuta.
Il secondo motivo di ricorso denuncia la violazione degli artt. 88 c.p.c. e 1175 c.c., ovvero l’erronea applicazione dei principi di lealtà e probità, insistendosi sulla diversità tra la delega allegata dal Condominio e quella invece esibita dall’attore all’atto della sua costituzione.
Il terzo motivo di ricorso deduce, infine, la violazione dell’art. 216 c.p.c. per la mancata verificazione della delega posta a base del ricorso.
(omissis)
I tre motivi di ricorso vanno poi esaminati congiuntamente, per la loro connessione, e si rivelano in parte inammissibili, e comunque infondati.
(omissis)
I motivi di ricorso rivelano altresì scarsa specificità e riferibilità alla ratio decidendi dell’impugnata sentenza.
Ove un condomino impugni una deliberazione dell’assemblea, assumendo che la stessa sia stata adottata in forza del voto di un proprio “falso” (o “infedele”) delegato, voto che abbia inciso sulla regolare costituzione dell’assemblea, o sul raggiungimento della maggioranza deliberativa prescritta dalla legge o dal regolamento (non trovando nella specie applicazione, ratione temporis, quanto ora stabilito dall’art. 67, commi 1 e 5, disp. att. c.c., in seguito alle modifiche introdotte dalla legge n. 220 del 2012), occorre considerare come i rapporti tra il rappresentante intervenuto in assemblea ed il condomino rappresentato vadano disciplinati in base alle regole sul mandato. Solo, dunque, il condomino delegante e quello che si ritenga falsamente rappresentato sono legittimati a far valere gli eventuali vizi della delega o la carenza del potere di rappresentanza, e non anche gli altri condòmini, perché estranei a tale rapporto (Cass., Sez. 2, 30/01/2013 , n. 2218; Cass. Sez. 2, 07/07/2004, n. 12466).
In forza dell’originaria formulazione dell’art. 67, comma 1, c.c. (avendo soltanto la Riforma del 2012 imposto la forma scritta della delega), era del resto consolidato l’orientamento giurisprudenziale secondo cui il potere rappresentativo conferito dal condomino ad un altro soggetto per la partecipazione all’assemblea condominiale potesse essere attribuito anche verbalmente; pertanto la prova dell’esistenza, dell’oggetto e dei limiti del mandato poteva essere acquisita con ogni mezzo, anche con presunzioni (Cass. Sez. 2, 14/07/1972, n. 2416; Cass. Sez. 2, 28/06/1979, n. 3634).
Nel caso in esame, il Condominio …, convenuto da A.S., che chiedeva di invalidare la deliberazione dell’assemblea 16 settembre 2006, assumendo di aver conferito delega per partecipare alla stessa all’amministratrice M.B. e non a V.S., produsse una delega sottoscritta dal A.S. che ne avrebbe comprovato il valido conferimento di rappresentanza proprio a chi risultava essere suo delegato in quella adunanza.
A questo punto, A.S., pur riconoscendo la sottoscrizione (dal che discende la totale irrilevanza della CTU calligrafica), dedusse che tale delega era stata rilasciata in bianco e per un’assemblea diversa da quella del 15/16 settembre 2006. In sostanza, l’attore, poi appellante, ora ricorrente, ha effettuato una denunzia di abusivo riempimento da parte di un terzo (nella specie, il delegato) di un foglio firmato in bianco, esponendo che il riempimento fosse avvenuto “contra pacta”.
A nulla valeva, quindi, il disconoscimento, giacché esso non costituisce mezzo processuale idoneo a dimostrare l’abusivo riempimento del foglio in bianco, sia che si tratti di riempimento “absque pactis”, sia che si tratti (come appunto qui dedotto dal ricorrente) di riempimento “contra pacta”, dovendo, nel secondo caso, in particolare, essere fornita la prova di un accordo dal contenuto diverso da quello del foglio sottoscritto (Cass. Sez. 3, 16/12/2010, n. 25445; Cass. Sez. 2, 12/06/2000, n. 7975). Il A.S., allora, non ha dato prova di quale diverso contenuto dovesse avere la delega esibita dal Condominio proprio relativamente all’assemblea del 16 settembre 2006. Non rivela, invece, alcuna decisività soffermare le censure di legittimità sulla diversa delega che il ricorrente sostiene di aver prodotto in giudizio, avendo la Corte d’Appello giustamente fondato la propria decisione sulla delega scritta che il Condominio aveva conservato agli atti e poi esibito al momento della sua costituzione, per dimostrare la valida partecipazione dei condomini che si erano fatti rappresentare nell’assemblea del 16 settembre 2006.
Il ricorso va perciò rigettato e il ricorrente va condannato a rimborsare al controricorrente le spese del giudizio di cassazione.
(omissis)
La Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente a rimborsare al controricorrente le spese sostenute nel giudizio di cassazione, che liquida in complessivi euro 3.200, di cui euro 200 per esborsi, oltre a spese generali e ad accessori di legge.