A differenza della porta di un’abitazione privata, il cancello di accesso ai box condominiali si può ritenere esposto alla pubblica fede; di conseguenza al suo danneggiamento è applicata la relativa aggravante, e l’atto integra un reato penale. Questa, in estrema sintesi, la posizione espressa dalla Corte di Cassazione con la sentenza 51438 del 10 novembre 2017, di cui riportiamo un estratto.
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CORTE DI CASSAZIONE
Sez. II pen., sent. 10.11.2017,
n. 51438
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Il P.G. distrettuale ricorre contro la sentenza con la quale il Giudice di pace di Salerno ha assolto C.L., in atti generalizzato, dal reato di cui all’art. 635 c.p. ascrittogli perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato, denunciando violazione di legge, per non essere il reato depenalizzato, in virtù della contestazione in fatto dell’aggravante dell’esposizione del bene alla pubblica fede.
All’odierna udienza pubblica, è stata verificata la regolarità degli avvisi di rito; all’esito, la parte presente ha concluso come riportato in epigrafe, ed il collegio, riunito in camera di consiglio, ha deciso come da dispositivo in atti, pubblicato mediante lettura in udienza.
Il ricorso è fondato.
1. Il collegio è consapevole dell’esistenza in subiecta materia di orientamenti contrastanti:
1.1. Ritiene il collegio di condividere il primo orientamento, senz’altro dominante, e riespresso più di recente, e cioè che non possa ritenersi che la porta d’ingresso dell’abitazione o di locali e/o di esercizi commerciali sia, per sua vocazione, esposta alla pubblica fede (ritenendo il contrario, il fatto conserverebbe la sua rilevanza penale).
1.1.1. Deve, in proposito, premettersi che il reato di danneggiamento aggravato per essere la cosa danneggiata esposta alla pubblica fede può avere ad oggetto sia le cose mobili che quelle immobili, poiché l’ambito di applicazione dell’aggravante ha riguardo alla qualità, alla destinazione e alla condizione delle cose indicate nell’art. 625 c.p., n. 7 e non anche alla natura mobile o immobile del bene danneggiato (Sez. 2, n. 23550 del 12/05/2009).
1.1.2. Ciò premesso, deve convenirsi con la dottrina che l’esposizione di una res alla pubblica fede comporta che essa si trovi “fuori dalla sfera di diretta vigilanza e quindi, affidata interamente all’altrui senso di onestà e di rispetto”, per necessità, consuetudine o destinazione naturale: la ratio della previsione risiede, quindi, come precisato acutamente da altra dottrina, nella “minorata possibilità di difesa connessa alla particolare situazione delle cose”.
Ne consegue che la predetta condizione non può mai ricorrere in riferimento alla porta d’accesso ad una privata abitazione oppure ad un locale o ad un esercizio commerciale, all’interno dei quali è ragionevole presumere sia presente il proprietario, in relazione alla quale, quindi, l’aggravamento di pena comportato dalla circostanza de qua o la rilevanza penale dei fatti di danneggiamento, al contrario assente in difetto della sua configurabilità sarebbero privi di giustificazione.
1.1.3. Nel caso in esame, tuttavia, il bene danneggiato è il cancello di accesso ad un box/garage, che – sulla base delle considerazioni che precedono – ben può ritenersi per sua natura esposto alla pubblica fede, non essendo ipotizzabile la costante presenza all’interno del proprietario.
1.1.4. In virtù di tali considerazioni, diversamente da quanto ritenuto dal Giudice di pace di Salerno, il fatto accertato, avente ad oggetto una res esposta alla pubblica fede, conserva rilevanza penale.
2. In accoglimento del ricorso del PG, va, quindi, annullata la sentenza impugnata, con rinvio al Giudice di pace di Salerno per nuovo giudizio, che andrà condotto uniformandosi al seguente principio di diritto: “Integra l’ipotesi di danneggiamento aggravato, ai sensi dell’art. 635 c.p., comma 2, n. 1, in relazione all’art. 625 c.p., comma 1, n. 7 (fatto commesso su cose esposte alla pubblica fede), la forzatura di un cancello di accesso ad un box/garage, poiché al suo interno non è presente il titolare, considerato che la ‘ratio’ della maggiore tutela accordata alle cose esposte per necessità, per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede va individuata nella minorata possibilità di difesa connessa alla particolare situazione dei beni, in quanto posti al di fuori dalla sfera di diretta vigilanza del proprietario e, quindi, affidati interamente all’altrui senso di onestà e di rispetto”.
Annulla la sentenza impugnata con rinvio al Giudice di pace di Salerno.