Si fa presto a parlare della corretta incidenza delle uscite familiari inerenti a vario titolo la voce “casa” rispetto alle entrate mensile di un nucleo medio. Poi, però, c’è la realtà, che spesso è fatta di altri numeri e che a propria volta rischia di sfociare, proprio per tale ragione, in situazioni più complesse. Il che, nel caso delle locazioni, significa morosità, cause, sfratti, a tutto danno della stessa proprietà.
D’altronde, le premesse sono chiare: stando ai suggerimenti degli esperti, per una corretta gestione del proprio patrimonio la spesa per l’alloggio non dovrebbe superare il 28% dei propri introiti. Ma se gli italiani seguissero alla lettera questa regola d’oro, in quanti metri quadri riuscirebbero effettivamente a vivere in affitto? È quanto ha provato a sondare il portale Immobiliare.it, secondo un cui originale studio, nelle città di Milano e Firenze una persona da sola potrebbe permettersi un appartamento di poco più di 30 metri quadrati (rispettivamente 33 e 32).
L’analisi ha preso in considerazione la retribuzione annuale lorda (RAL) media percepita nei venti capoluoghi di regione, basandosi sui dati del JP Geography Index 2017, da cui ha detratto una pressione fiscale media pari al 33%. Quindi, ha incrociato le cifre – appunto al netto delle imposte fiscali e previdenziali – con i costi medi degli affitti rilevati in città (facendo riferimento all’ultimo osservatorio del portale, con i dati di dicembre 2017).
Nonostante la retribuzione lorda “record” (34.330 euro), a Milano un lavoratore dovrebbe accontentarsi di un appartamento da 33 metri quadri, per una spesa mensile pari a 537 euro, la più elevata a livello nazionale. Ancora maggiore è lo scompenso registrato a Firenze: qui la RAL media supera i 30mila euro, cifra che però permette di pagare un canone per una casa di appena 32 mq (470 euro al mese). Va meglio, seppure di poco, a chi abita nella Capitale. A Roma la retribuzione lorda annua è pari mediamente a 29.977 euro che, a fronte di prezzi al metro quadro pari a 13,77 euro, consentono di sostenere la locazione di un appartamento da 34 metri quadrati.
Scorrendo l’elenco dei venti capoluoghi, si trova un pari merito fra Venezia e Napoli, dove i lavoratori più parsimoniosi, che non vogliono spendere oltre il 28% del proprio reddito per pagare casa, possono permettersi al massimo abitazioni da 40 metri quadrati. Non molto distante la possibilità di chi vive a Bologna, dove nonostante una RAL media che supera i 30mila euro, le spese per l’affitto coprono fino a 43 metri quadrati (per un canone medio di 488 euro al mese).
Non superano i 50 metri quadrati le abitazioni che, secondo questa modalità di calcolo, i lavoratori possono affittare a Trento e Cagliari (rispettivamente 45 e 49 mq).
Sono certamente migliori le condizioni di chi sceglie di lavorare a Campobasso e Catanzaro. Anche se qui le RAL sono inferiori a confronto della media nazionale, pari rispettivamente a 26.197 euro e 25.603 euro, i costi bassi delle locazioni consentono di potersi permettere appartamenti da 73 e 82 metri quadrati.
Come puntualizza Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it, “scorrendo i dati che abbiamo raccolto, non è un caso che, soprattutto nelle grandi città come Milano, Firenze e Roma, i lavoratori abbiano eletto la condivisione come una delle forme abitative predilette. Sempre più fuori sede preferiscono un appartamento in buone condizioni e in una zona centrale da dividere con una seconda persona, piuttosto che affittare un monolocale in periferia, lontano dai principali punti di riferimento della città”.