Anche i lavoratori stranieri immigrati in Italia ricominciano a voler investire sul mercato immobiliare. Secondo il Rapporto “Immigrati e casa”, realizzato da Scenari Immobiliari, nel 2015 gli acquisti di prime case sono stati circa 39mila, con un aumento dell’8,3 per cento rispetto all’anno precedente. Il valore complessivo degli acquisti è stato, invece, di circa 3,8 miliardi di euro, con un 15,1 per cento in più in dodici mesi. Le rilevazioni dell’istituto su questo segmento di mercato iniziarono 10 anni fa, quando gli acquisti furono 131mila; poi un calo costante.
“L’inversione di tendenza – commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – è importante perché la domanda abitativa espressa dagli immigrati si può stimare in oltre un milione di case. In assenza di una politica pubblica, la soluzione si può trovare solo nel mercato privato”. La ripresa pare dovuta ad una maggiore facilità di accesso al credito e a prezzi delle case più bassi, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie, che rendono più facile comprare.
LA TENDENZA
L’incidenza degli stranieri tra gli acquisti totali di case effettuati in Italia per il 2015 è dell’8,7 per
cento, e non è omogeneamente distribuita. Anche a parità di redditi territoriali, ci sono aree in cui la quota di acquirenti stranieri sfiora il 40 per cento, alzando la media finale. In contrasto con l’alta concentrazione di stranieri acquirenti in alcuni territori particolari (Prato su tutti), nella maggior parte dei capoluoghi si riscontra un cambio di zona quando le famiglie straniere mutano situazione abitativa, passando dall’affitto alla proprietà. La maggior parte degli acquirenti immigrati abita in Italia già da diversi anni e la scelta di uscire dalla locazione è sempre concausa di forze oggettive, il calo dei prezzi, e soggettive, come la volontà di stanziarsi e integrarsi. A conferma di quest’ultima esigenza, è da notare come nei capoluoghi gli immigrati escano dalle zone ad alta densità di stranieri per comprare in quartieri abitati da italiani.
Ad ogni buon conto, la maggior parte dei residenti stranieri vive ancora in affitto e tende a restare in comunità con i propri connazionali, almeno finché la permanenza in Italia è di carattere transitorio. Non appena si sceglie di confermare con un acquisto di casa la volontà di rimanere in Italia, invece, la tendenza è di spostarsi dai “ghetti” verso zone più eterogenee, il che favorisce l’integrazione degli stranieri e aiuta a prevenire i forti attriti sociali che si verificano in altre zone d’Europa.
LE ABITAZIONI
Le dimensioni delle abitazioni medie comprate da lavoratori stranieri sono in leggero aumento rispetto all’anno passato, intorno ai 90 mq, in modo sostanzialmente omogeneo sul territorio nazionale. La qualità degli immobili è bassa (quasi mai si tratta di nuove costruzioni) e i pochi stranieri che ottengono il credito bancario cercano l’occasione di potersi sistemare in una casa mediamente grande, dove accogliere tutta la famiglia. Gli stranieri comprano appartamenti, ma sono in grado di acquistare anche villette più o meno grandi in campagna, dove poter magari avviare una piccola attività agricola (la provincia di Bari ne è un esempio).
La dispersione geografica, interna alle varie province, rispecchia la volontà generale di comprare casa dove si trova l’occasione di mercato, anche lontano dalle comunità straniere storicamente ormai insediate. Oltre un terzo (37 per cento) dei lavoratori immigrati acquista nelle periferie del capoluogo e metà nei piccoli comuni del resto della provincia.
L’indagine di Scenari Immobiliari è stata effettuata coinvolgendo un campione di 438 agenzie immobiliari dislocate in dieci province rappresentative del territorio nazionale. Queste dieci province (Milano, Roma, Bari, Torino, Prato, Brescia, Cremona, Vicenza, Ragusa e Modena) rappresentano in scala esatta la proporzione Istat 2015 dei residenti stranieri tra nord e sud Italia e tra aree metropolitane e province, aggiornata agli ultimi dati.