Cala,ma di poco, nel secondo trimestre 2015, la quota di agenti immobiliari che
riportano una diminuzione dei prezzi di vendita delle abitazioni. di negativo
c’è che tra aprile e giugno le condizioni della domanda di immobili sono
peggiorate rispetto al primo trimestre; di positivo che esse rimangono più
favorevoli rispetto a un anno prima; mentre resta di interpretare il dato che
vede un incremento di compravendite con il sostegno del mutuo.
Sono
questi i principali dati emersi dal periodico sondaggio congiunturale dell’Abi,
cui hanno partecipato 1.343 agenzie
immobiliari.
Nel secondo trimestre del 2015 continua a
ridursi, seppur lievemente, il saldo negativo fra la quota di operatori che
riportano una diminuzione dei prezzi di vendita (scesi al 56,4 per cento, da
59,3 della rilevazione di aprile) e la quota di chi segnala un aumento che
rimane trascurabile, allo 0,8 per cento; aumenta invece l’incidenza dei giudizi
di stabilità (al 42,7 per cento, da 39,4). La riduzione del saldo è stata più
accentuata al Nord Ovest, nel Sud e Isole e nelle aree metropolitane (dove si è
portato a -51,4 da -56,4).
La percentuale di agenti che hanno venduto
almeno un’abitazione nel primo trimestre è leggermente aumentata (al 71,1 dal
69,6 per cento), attestandosi su livelli di poco superiori a quelli dello
stesso periodo del 2014 (68,1 per cento). Sono tuttavia peggiorati i giudizi
relativi alle condizioni della domanda: il saldo tra la quota di agenti che
riportano un incremento e quella di quanti segnalano una diminuzione dei
potenziali acquirenti è tornato negativo, a -4,3 punti percentuali, da 5,5
punti percentuali della precedente rilevazione. Il risultato può però risentire
di fattori stagionali, dato che rispetto allo stesso periodo del 2014 esso è in
netto miglioramento (era pari a -20,5 punti percentuali).
Il saldo fra le risposte di aumento e di
diminuzione delle giacenze di incarichi a vendere è diminuito a 17,2 punti
percentuali da 21,1 in aprile, riflettendo il rallentamento di quello relativo
all’afflusso di nuovi mandati (positivo per 12,3 punti percentuali da 17,9).
Secondo il giudizio degli operatori, le principali cause di cessazione
dell’incarico rimangono legate al divario tra prezzi offerti e domandati:
l’assenza di proposte di acquisto a causa di quotazioni valutate troppo elevate
è menzionata dal 57,9 per cento degli intervistati (da 58,5 in aprile), mentre
prezzi ritenuti troppo bassi dal venditore sono indicati quale motivazione dal
56,6 degli operatori (da 58,2). Si è pressoché stabilizzata, dopo una tendenza
al ribasso in atto da due anni, la percentuale di agenzie che riconducono la
decadenza dell’incarico alla difficoltà di reperire un mutuo (29,5 per cento,
da 30,9 nella precedente rilevazione e da oltre il 50 per cento nel primo
trimestre del 2013).
Il margine medio di sconto sui prezzi di
vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è risultato pari a 15,5
per cento (15,0 in aprile). Il tempo medio che intercorre tra l’affidamento del
mandato e la vendita dell’immobile è lievemente sceso (a 9,4 mesi, da 9,8),
rimanendo più breve nelle aree urbane e in quelle metropolitane
(rispettivamente, 8,3 e 8,1 mesi).
La quota di acquisti finanziati con un mutuo
ipotecario ha continuato a salire, portandosi al 66,8 per cento (dal 65,2 in
gennaio). Il rapporto tra prestito e valore dell’immobile è lievemente
aumentato (al 65,3 per cento, dal 64,2), grazie agli incrementi che hanno
riallineato il Centro e il Mezzogiorno alla media nazionale.
La quota di operatori che hanno dichiarato di
avere dato in locazione almeno un immobile nel secondo trimestre del 2015 è
aumentata all’82,7 per cento (dall’80,0). L’incidenza di coloro che, nello
stesso periodo, hanno segnalato una riduzione dei canoni di locazione è
diminuita (al 38,6 per cento, dal 44,8), a fronte dell’aumento della quota di
giudizi di stabilità (al 58,3 per cento, dal 52,1). La percentuale di agenzie
che si aspettano una stabilità o una diminuzione dei canoni nel trimestre in
corso è rimasta pressoché stazionaria rispetto alla precedente rilevazione (al
75,6 e al 22,3 per cento, rispettivamente). Anche il margine medio di sconto
sui canoni rispetto alle richieste iniziali del locatore è restato
sostanzialmente invariato, al 6,7 per cento. Il saldo negativo fra le risposte
di aumento e di diminuzione dei nuovi incarichi a locare si è portato a -6,2
punti percentuali (da -7,1 della precedente rilevazione); rimangono largamente
prevalenti i giudizi di stabilità (62,6 per cento, da 64,1 di tre mesi prima).
Le aspettative degli agenti immobiliari sulle
tendenze a breve termine del proprio mercato di riferimento sono risultate meno
ottimistiche rispetto al sondaggio precedente, riflettendo la stagionalità che
influenza le valutazioni relative al periodo estivo, ma rimangono più
favorevoli nel confronto con la rilevazione dello stesso periodo dello scorso
anno. Il saldo fra attese di miglioramento e di peggioramento nel trimestre in
corso è stato pari a -16,9 punti percentuali, da -26,9 della rilevazione di
luglio 2014 (tav. 10 e fig. 2). L’incremento è stato pressoché omogeneo fra le
aree urbane e il rimanente territorio nazionale e fra le ripartizioni
geografiche, ad eccezione del Mezzogiorno, dove il miglioramento è stato più
contenuto.
In linea con questi sviluppi le prospettive
sui nuovi incarichi a vendere sono peggiorate rispetto ad aprile: il saldo è
sceso a 4,3 punti percentuali, da 14,5, riportandosi sui livelli del secondo
trimestre del 2014. La quota di operatori che anticipano una diminuzione dei
prezzi anche nel trimestre in corso è cresciuta, al 47,5 per cento (dal 42,0
della rilevazione di aprile) mentre i giudizi di stabilità si sono attestati al
52,1 per cento.
Ad ogni buon conto, le attese sul mercato
immobiliare nazionale, seppure in peggioramento rispetto alla precedente
rilevazione, sono migliorate nel confronto con il corrispondente trimestre
dello scorso anno.