[A cura di: Confabitare]
Sarà perché è un anno bisestile con tutti i guai che comporta secondo consolidata tradizione popolare. Sarà quel che sarà. Fatto sta che il 2016 è stato davvero l’annus horribilis per il mercato immobiliare in Italia.
Come rilevato da Confabitare, a fine 2016 il mercato delle compravendite sul territorio nazionale ha subito un calo medio del 26% circa su base annua, e nel quarto trimestre la perdita rilevata è di un preoccupante -32%. Questa flessione, se viene sommata a quella degli anni precedenti, fa sì che in otto anni il mercato si sia letteralmente dimezzato nelle quantità scambiate sia nel settore residenziale che in quello non residenziale. Del totale delle compravendite effettuate sul territorio nazionale a fine anno, l’85,5 % sono relative a transazioni di abitazioni, mentre la rimanente quota è ripartita tra i settori terziario (il 3,75%), commerciale (il 5,92%) e produttivo (il 4,84%).
“Il calo che si è verificato nel corso dell’anno appena trascorso – spiega Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare – è l’esito di una congiuntura immobiliare che nell’ultimo semestre ha accentuato il tono negativo tracciato alla fine del primo semestre. Ad una domanda immobiliare sempre più debole si contrappone un’offerta crescente, alimentata anche dalla nuova produzione pianificata anni fa e che viene immessa in un mercato poco solvibile ed anche molto selettivo”.
In ambito abitativo fa eccezione il mercato delle locazioni, dove i contratti stipulati e la domanda di affitto sono stabili anche se sui livelli bassi raggiunti a fine 2015. Nel complesso, il segmento locativo è meno penalizzato dalla congiuntura, e la domanda immobiliare si è in parte spostata verso questo mercato: i canoni calano, ma con una minore intensità rispetto ai prezzi delle compravendite, e i tempi medi della locazione si riducono, a fronte di un allungamento anche fino a 12 mesi per le compravendite.
Per contro, il mercato della proprietà è stato investito da un allungamento dei tempi medi di vendita, e da una nuova flessione dei valori delle compravendite che se sommate a quelle precedenti, determina un calo in conto capitale dei prezzi, rispetto ai picchi del 2008, mediamente del 20% per le abitazioni, del 15% per gli uffici e dell’12,5% per i negozi.
Il crollo del mercato immobiliare, peraltro, riguarda tutto il territorio nazionale: Milano e Roma registrano rispettivamente un calo delle compravendite residenziali del 20,5 % e del 21%, mentre Bologna le supera abbondantemente, con -26% (ma, dato fortemente preoccupante, nel quarto trimestre la perdita è del – 32%). In testa alla classifica negativa abbiamo però Padova (-32%), seguita da Catania (-28%), Palermo (-27,8%), Bari (-26,9%), Venezia (-25,3%), Genova (-23,8%), Cagliari (-23,7%), Firenze (-21,9%). Torino registra un -20%, e in fondo alla graduatoria c’è Napoli, con -13,9%.
Dobbiamo dire, però, che per il prossimo anno possiamo parlare con cautela di timidi segnali di ripresa.