Un tentativo di ripresa. Il quale, tuttavia, è assai probabile che si riveli effimero, vista la recrudescenza a partire da ottobre della seconda ondata della pandemia che ha di nuovo costretto le attività economiche e sociali a rallentare e, in alcuni casi, a fermarsi del tutto.
Questa la fotografia del mercato immobiliare italiano nel terzo trimestre 2020 così come è stata scattata dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle Entrate. Riportiamo di seguito i dati salienti.
Il terzo trimestre 2020 segna una nuova inversione di tendenza per i volumi di compravendita nel settore residenziale che, dopo due periodi di forte calo, registra oltre 4.200 abitazioni scambiate in più del terzo trimestre 2019, +3,1%.
L’andamento è diversamente distribuito tra capoluoghi non capoluoghi: per i primi persiste, seppure in misura più lieve rispetto al precedente trimestre, una variazione tendenziale negativa (-6,7%); per i non capoluoghi, al contrario, la crescita raggiunge, nel complesso, un +8,1%.
Tra le aree territoriali la distribuzione risulta simile a quella nazionale, con l’eccezione del Centro, in cui la variazione positiva registrata nei comuni minori (+5%) non riesce a compensare il decremento tendenziale dei capoluoghi (-9,5%), generando l’unico caso di variazione tendenziale negativa (-1,7%).
Al Sud si rileva l’unico dato positivo in corrispondenza delle città capoluogo (+2,2%) e la crescita più rilevante per i comuni minori (+12,1%), che generano un dato complessivo positivo più elevato (+9,6%) rispetto al Nord Ovest (+3,1%), al Nord Est (+1%), e alle Isole (+6,8%).
È opportuno ribadire che in questo trimestre, il motivo della ripresa rilevata è legato alla sostanziale sospensione, da parte del Governo italiano, di buona parte delle misure di contenimento dell’epidemia di COVID-19 che, nei mesi precedenti, hanno condotto alla chiusura di tutte le attività non ritenute indispensabili e richiesto alle persone di non allontanarsi dalla propria abitazione se non per ragioni tassativamente necessarie.
I dati mensili del terzo trimestre del 2020, che illustrano un mercato delle abitazioni nazionale ancora in perdita (-5%) nel mese di luglio, anche se con un dato positivo al Sud (+4,1%), una forte crescita generalizzata nel mese di agosto (+25,2%) su base nazionale, con un picco nel Nord Ovest (+45,2%), e un rallentamento nel mese di settembre con una crescita tendenziale ridimensionata al +5,7%, con i capoluoghi che già tornano in campo negativo, -4% rispetto a settembre del 2019.
In termini di superficie, il confronto con il terzo trimestre 2019 restituisce numeri in linea con quelli riscontrati per le compravendite in termini di transazioni.
A livello territoriale, anche in questo caso la ripresa dell’attività negoziale coinvolge tutti i segmenti, sebbene si verifichi una perdita minima per le abitazioni di taglio dimensionale da 115 mq a 145 mq (-0,8%).
La variazione positiva più elevata si registra per le abitazioni di taglio più piccolo, fino a 50 mq (+8,5%) e in particolare nel Sud e nel Nord Est, dove la crescita è a doppia cifra, +18,5% e +13%, rispettivamente.
Di contro, al Centro la diminuzione degli scambi si concentra sulle abitazioni di taglio intermedio, da 50 mq fino a 145 mq.
I mercati residenziali relativi alle otto principali città italiane mostrano cali tendenziali delle transazioni non in linea con la il dato positivo nazionale. Seppure si tratti di un valore dimezzato rispetto al dato tendenziale del trimestre precedente, il calo complessivo registrato nel terzo trimestre è pari all’11,1%. Napoli rappresenta l’unica eccezione riportandosi, anche se di poco, in campo positivo, +0,2% da quel -35,8% che nel secondo trimestre era stato il dato tendenziale peggiore tra le grandi città.
Anche le altre città in realtà migliorano la tendenza, nonostante i dati ancora negativi.
Ma mentre a Palermo, Roma, Genova e Torino il calo nel terzo trimestre si ridimensiona notevolmente rispetto al dato fortemente negativo rilevato nel secondo trimestre, a Milano, Bologna e soprattutto Firenze le compravendite continuano a mostrare decisi cali, ancora con tassi di variazione tendenziale negativi a due cifre.