Seppur in calo, i tassi di interesse dei mutui casapraticati dalle banche italiane rimangono comunque più alti del 9 per cento
circa rispetto all’area dell’euro. È quanto si evince da un’indagine della Cgia
di Mestre, secondo cui, tra i principali Paesi che utilizzano la moneta unica,
solo i Paesi Bassi registrano un tasso medio superiore al nostro.
A giugno di quest’anno, fa notare la Cgia, il tasso medio
riferito alle nuove operazioni di acquisto di abitazioni mediante la
sottoscrizione di un mutuo da parte delle famiglie si è attestato in Italia al
2,20 per cento, rispetto a una media in Eurolandia del 2,02 per cento.
Nonostante ciò, va però ricordato che negli ultimi anni il differenziale tra il
nostro paese e il resto d’Europa si è ridotto notevolmente: nel 2012, ad
esempio, scontavamo uno scarto del 20,7 per cento. L’anno dopo, il gap è salito
ancora, passando al 22,4 per cento, per ridursi nel 2014 al 13,2 per cento. A
giugno di quest’anno, lo scostamento è diminuito attestandosi all’8,9 per
cento.
Se si analizza invece l’andamento delle consistenze erogate
dagli istituti di credito attraverso i mutui alle famiglie dell’area Euro, dal
2011 al 2015 l’incremento è stato del 2,6 per cento, mentre in Italia il dato è
rimasto pressoché stazionario: -0,7 per cento. In termini assoluti, lo stock
che le banche italiane hanno erogato al 30 giugno di quest’anno è pari a 359
miliardi di euro. Si tratta di un valore nettamente inferiore rispetto al dato
olandese (401,9 miliardi di euro), a quello spagnolo (565,8 miliardi), a quello
francese (875,8 miliardi) e a quello tedesco (1.061,3 miliardi). Si pensi che
dal 2011 al 2015 in Francia l’aumento percentuale è stato di 9,4 punti e in
Germania di 9,3 punti.
“Sebbene i tassi siano in calo – segnala Paolo Zabeo della
Cgia – gli effetti positivi di questa tendenza li avvertiremo, molto
probabilmente, solo verso la fine dell’anno. Purtroppo, la situazione del
mercato delle nuove abitazioni rimane ancora molto difficile, con pesanti
ricadute su tutto il comparto dell’edilizia. Segnali interessanti, invece, si
registrano nei settori delle ristrutturazioni/risanamento conservativo che sono
orientati ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici
esistenti. Grazie alle detrazioni fiscali del 50 e del 65 per cento, la domanda
di queste misure, soprattutto al Centro-Nord, resta molto elevata”.
Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate, la situazione del
mercato immobiliare nel nostro Paese rimane molto difficile: rispetto allo
stesso periodo del 2014, nel primo trimestre di quest’anno le compravendite del
settore residenziale sono scese del 3 per cento, con una punta del -4,6 per
cento nei Comuni capoluogo di provincia. Per quanto riguarda le compravendite
riferite alle grandi città, solo Milano (+2 per cento), Napoli (+3,6 per cento)
e Palermo (+11,2 per cento) hanno registrato una variazione positiva nel primo
trimestre di quest’anno. In tutte le altre metropoli, invece, si è verificata
una contrazione.