“La ripresa poggia sul mattone”
di Achille Colombo Clerici
Ricchezza immobiliare e ricchezza economia del Paese. Secondo il rapporto di Gualtiero Tamburini presentato a Roma, le due realtà sono strettamente interdipendenti: se la prima cala, la seconda ne risente, come dimostra il periodo 2011-2020 durante il quale abbiamo assistito ad un progressivo regresso dell’economia domestica rispetto a quella dei principali Paesi UE, colpiti pure essi da turbolenze finanziarie (Grande Crisi del 2008) e sanitarie (Covid-19).
Lo spiegano le cifre. A fronte di una produzione diretta complessiva di 424,121 miliardi di euro nel 2020, le due branche Costruzioni-Immobiliare hanno generato assieme, nell’ economia, un impatto diretto e indiretto complessivo di 708,936 miliardi di produzione, ai quali si possono aggiungere altri 211,083 miliardi di indotto, per un ammontare finale di produzione di 920 miliardi. Esso costituisce il 30,2% del valore di tutta la produzione italiana ai prezzi base; analoga percentuale di impatto delle due branche assieme la possiamo osservare anche con riferimento alle altre variabili misurate, ovvero: occupazione con il 29,7% (7,3 milioni di unità), valore aggiunto con il 30% e PIL con il 27,09%. Se la crescita del Pil italiano nel corrente anno raggiungerà il 6,1%, superando le più ottimistiche previsioni, lo si deve in gran parte ad immobiliare e costruzioni (assieme ad esportazioni e produzione industriale).
Ma proprio l’immobiliare sta pagando un duro scotto dovuto al calo dei prezzi delle abitazioni. Mentre nel decennio 2010-2019 i prezzi delle abitazioni dell’Europa a 27 Paesi si sono incrementati di quasi 20 punti percentuali, in Italia sono scesi di altrettanto. Secondo i dati forniti, la perdita di ricchezza nominale dello stock abitativo delle famiglie italiane è stata di 634 miliardi di euro, la perdita reale di ben 1.137 (espressi in mld di euro 2020).
E’ quindi evidente che compito della politica è rilanciare l’investimento immobiliare e in particolare quello delle famiglie dato che, storicamente, i tre quarti degli investimenti in costruzioni sono effettuati da privati, la maggioranza dei quali riconducibile direttamente all’ambito delle famiglie. Fornendo ad esse quella iniezione di fiducia che le convinca ad impiegare almeno in parte l’ingente quantità di risparmi (a giugno 2021, 1.131 miliardi, 64 miliardi in più rispetto a giugno 2020) parcheggiati nei conti correnti delle banche, senza interessi ed erosi dall’inflazione che ha ricominciato a manifestarsi.