Il tema è di quelli che hanno importanti riflessisull’intera economia nazionale. Sui segmenti che afferiscono direttamente al
comparto, ovviamente. Ma anche sul settore edilizio e su quello immobiliare
(nonché sul loro indotto). Si sta parlando dell’andamento del turismo in
Italia: un trend nuovamente in crescita, ma che continua a vedere l’Italia in
forte ritardo rispetto ai principali competitors a livello di
infrastrutture, servizi, professionalità.
A sollevare la questione è il presidente di Assoedilizia e
di Europasia, Achille Colombo Clerici (nella foto con il gen. Giorgio
Battisti, premio Excellent 2015 per il Turismo): “Nel primo trimestre 2015,
sulla base dei dati finora disponibili ad Europasia, gli arrivi negli esercizi
ricettivi sono stati oltre 16 milioni di unità e le presenze quasi 49 milioni,
con aumenti, rispetto al primo trimestre del 2014, dell’1,4% e dello 0,3%. Il trend
positivo è aumentato nei mesi successivi, e dopo sette anni consecutivi con
segno meno, il 2015 si presenta come l’anno della ripresa grazie anche ad Expo
ed al Giubileo che inizierà l’8 dicembre. Traducendo in cifre, 375-380 milioni
di presenze (giorni-turista), un giro d’affari, compreso l’indotto, di 166
miliardi di euro (il 10,6% del Pil) e una incidenza sull’occupazione
dell’11,4%”. Si direbbe che sul comparto sia tornato a splendere il sole. Ma
per Colombo Clerici non è cosi: “Prima di abbandonarsi ai facili italici
entusiasmi, è bene fare qualche paragone. La ripresa del turismo italiano si
inserisce in un boom mondiale senza precedenti con 1.138 milioni di persone in
giro per piacere, per cultura o per affari. A fronte di un più 3% medio dell’Unione
Europea – che già non brilla a causa della concorrenza di mete esotiche in
continenti oggi più facilmente raggiungibili – per l’Italia si prevede un
incremento dell’1,8%. Manteniamo, è vero, il quinto posto al mondo per presenze
e il sesto per spese dei turisti, ma siamo insidiati, per citare, addirittura
dalla Thailandia”.
E meno male che c’è la domanda estera. “A sostenere il
settore restano, come al solito, gli stranieri – puntualizza il presidente di
Assoedilizia -. Pur rappresentando meno della metà del movimento turistico
complessivo, sono in continua crescita dal 2010, limitando i danni delle forti
contrazioni interne dovute alla recessione e innescando la ripresa. A
cominciare da Expo, per il quale sono previsti 8 milioni di stranieri in più, che
genereranno una spesa aggiuntiva stimata in 5,4 miliardi su un totale, sempre
straniero, di quasi 50 miliardi previsto quest’anno. Ma si discosta sempre di
più il trend italiano da quello del resto del mondo, nonostante il prodotto del
made in Italy più apprezzato all’estero sia la qualità della vita: ciò
fa dire alla maggior parte dei cittadini dei Paesi più avanzati che, se
potessero scegliere senza problemi, vorrebbero vivere in Italia”.
E visitarla? “Le cause della dicotomia tra percezione
dell’Italia e afflusso dei turisti stranieri sono molteplici – illustra Colombo
Clerici -. Innanzitutto, c’è troppa dipendenza dai flussi provenienti dai Paesi
occidentali, cosa pericolosa nel caso di nuovi problemi economici nel Vecchio
Continente: in particolare la Germania, seguita a lunga distanza da Usa,
Francia, Regno Unito, Svizzera, copre oltre un terzo delle presenze e delle
spese totali. Poi c’è troppa stagionalità, con 15 regioni che registrano oltre
il 50 per cento delle presenze nei tre mesi estivi. Quindi, c’è troppa
concentrazione nel centro nord (60%): il Meridione, che pure avrebbe una
vocazione naturalmente turistica, copre soltanto il 20 per cento del fatturato
complessivo del settore. La Sicilia, con il suo immenso patrimonio culturale,
paesistico, enogastronomico ha un decimo dei turisti delle Baleari”.
e così, il confronto con altre realtà mondiali, più o meno
concorrenti, è impietoso. “Prendiamo il caso Cina – commenta Colombo Clerici -.
La Francia, nostro principale competitor, con la propria compagnia di
bandiera ha 49 voli settimanali diretti con la Cina; l’Alitalia zero. Scarsa
presenza nelle classifiche internazionali per turismo business e congressuale.
Ci salviamo solo per un aspetto: siamo al primo posto nel mondo sul tema del
cibo, dove superiamo Francia e Giappone nel ranking internazionale. È
indispensabile intercettare i nuovi turisti, i benestanti dei Paesi emergenti
che detteranno le tendenze. E comunque non basterà, perché occorrerà poi
intervenire sui ritardi strutturali che si sono accumulati nell’ultimo periodo,
attirando i flussi in arrivo dall’Oriente, con indiani e cinesi che
preferiscono orientarsi su Parigi e Berlino tra le grandi capitali europee. La
Cina, che è salita al primo posto per spesa turistica complessiva nel mondo, in
Italia è soltanto ottava: nell’ultimo anno gli arrivi sono saliti del 133% ma
si limitano a 2,7 milioni di presenze. E c’è sempre da capire quanti siano
realmente per turismo e quanti siano in visita dai parenti delle comunità
locali. Senza i flussi dai paesi emergenti, il settore non potrà reggere il
terzo posto in classifica per entrate dall’estero, dopo la Moda e
l’Automotive”.
Quali punti di forza e quali debolezze? Innanzitutto il
turismo balneare è considerato un settore maturo, ma ha perso la sfida con la
concorrenza che preferisce altre mete, come la Spagna, la Grecia (a prescindere
dai problemi di quest’anno) e la Turchia. Per fortuna abbiamo le città d’arte.
Un terzo del turismo è rappresentato da chi viene nel nostro Paese per il suo
patrimonio artistico e culturale. Non a caso, la parte più consistente la
coprono gli stranieri, con il 62% delle presenze. A ciò si deve unire il
primato riconosciuto nel mondo per le eccellenze legate all’enogastronomia di
qualità. Questo spiega anche il successo degli agriturismi. Negli ultimi anni,
il turismo eno-gastronomico, che permette di valorizzare in modo sostenibile i
percorsi di strade secondarie e abbandonate, creando greenways, ha evidenziato
un trend positivo, come è testimoniato dalla crescita costante su base annua di
circa il 12%. Forte anche la riscoperta dei piccoli borghi.
A fronte di tutte queste grandi potenzialità, l’Italia del turismo
continua però a perdere competitività. Secondo il presidente di Europasia e di
Assoedilizia, Achille Colombo Clerici i motivi sono molti: “La struttura
alberghiera che è soddisfacente per il settore medio-alto è carente per il
turista medio, che chiede sistemazioni confortevoli e prezzi modici; sono
assenti i grandi tour operators; è inadeguata la strategia dei trasporti
aerei praticata dalle compagnie. Ma soprattutto l’Italia del-fai-da-te, legata
al campanile, è priva di un sistema nazionale. Manca una strategia unitaria di
comunicazione internazionale. Nel propagandare il turismo, l’Italia non può
dividersi in venti, quante sono le Regioni, impegnate più a strapparsi il
cliente l’una con l’altra che non a sottrarlo ad altri Paesi”.