“Studia il tuo nemico”. Spesso, banche e mutuatari sono presentati come due schieramenti opposti, ciascuno con le proprie esigenze. E nelle rispettive strategie, non manca la raccolta di informazioni sulla controparte. Gli istituti di credito lo fanno da sempre per lavoro, documentandosi su ogni dettaglio economico di chi chiede un finanziamento ad esempio per acquistare casa. Da qualche tempo, tuttavia, anche gli italiani che ambiscono all’erogazione di un prestito hanno cominciato a sviluppare forme di “intelligence” sui generis. In particolare, negli ultimi anni – caratterizzati da un contesto economico particolarmente sfidante che ha avuto significative ripercussioni sulle possibilità per aziende e consumatori di accedere alle fonti di credito – è cresciuta in maniera significativa la consapevolezza degli utenti circa il processo di valutazione delle richieste di prestiti e mutui. È diventato infatti noto a una larga maggioranza di cittadini che banche e finanziarie consultino informazioni oggettive su chi fa richiesta di credito con l’obiettivo di acquisire strumenti utili a stabilire l’affidabilità e la capacità di restituire il denaro nei tempi previsti, in modo da generare un circolo virtuoso per l’erogazione stessa. Queste, almeno, sono alcune delle salienze emerse dalla ricerca condotta da Nomisma per conto di Crif, su un campione rappresentativo della popolazione italiana di età compresa tra i 18 e i 70 anni, con l’obiettivo di misurare il livello di conoscenza della referenza creditizia e del suo ruolo da parte dei consumatori italiani.
Lo studio ha mostrato in particolare che l’84% degli italiani è consapevole che gli istituti di credito consultino informazioni con l’obiettivo di verificare se chi fa richiesta di mutui/altri finanziamenti sia affidabile. La conoscenza è diffusa in modo omogeneo su tutto il territorio italiano ed è trasversale ai livelli di istruzione. Il fattore discriminante risulta invece essere quello dell’esperienza finanziaria: la conoscenza della valutazione del merito creditizio raggiunge il 90% tra chi ha richiesto in almeno un’occasione un mutuo e/o un altro finanziamento, mentre si ferma al 67% tra chi non ne ha mai fatto richiesta. Questa consapevolezza è sviluppata anche verso alcuni aspetti più tecnici: infatti, il 58% degli intervistati è a conoscenza che i dati su cui banche e finanziarie esprimono valutazioni sulle richieste di credito sono raccolti e gestiti in modo sistematico e puntuale da società indipendenti e specializzate, i cosiddetti Sic (Sistemi di informazioni creditizie).
LE INFORMAZIONI
La survey ha poi messo in evidenza che gli italiani comprendono la necessità degli istituti di credito di utilizzare informazioni idonee a valutare le richieste di credito; l’83% degli italiani, infatti, trova giusto che gli istituti di credito valutino la propria richiesta di prestito o mutuo ricorrendo anche alla consultazione di dati e informazioni specifiche, e il 66% ritiene che la mancanza di questo tipo di informazioni comporti una maggior rigidità degli istituti di credito nella concessione di mutui o altri finanziamenti.
Tra coloro che mostrano una maggior consapevolezza del ruolo svolto dai Sistemi di informazioni creditizie (Sic) quali strumenti atti a facilitare, nella piena terzietà, una corretta allocazione del credito, spiccano gli uomini (69%), di età compresa tra 45 e 54 anni (70%) e con esperienza di richiesta di finanziamento (69%). Secondo la ricerca, inoltre, le informazioni ritenute più rilevanti dagli italiani per consentire agli istituti di credito di valutare la sostenibilità di una richiesta di credito risultano essere occupazione e reddito mensile, citate dall’83% del campione. Il 76% degli intervistati pensa, poi, che importo e regolarità di rimborso di finanziamenti ancora in corso già chiusi siano importanti per guidare la valutazione della richiesta di credito. Tra gli altri ambiti informativi ritenuti importanti si segnalano la regolarità dei pagamenti delle utenze (70%) e, a seguire, la consistenza del patrimonio e della ricchezza del richiedente (61%).
LA PRIVACY
Gli italiani sono in larga parte (nel 62% dei casi, per la precisione) consapevoli del diritto di accesso alle informazioni nelle banche dati creditizie, e il 12% ne ha fatto anche richiesta di verifica. Chi non ha mai avuto esperienza di accesso al Sic individua nella banca (49%) il principale interlocutore per la verifica delle proprie informazioni creditizie, seguita dai consulenti (26%) e dalle società specializzate nella raccolta di informazioni creditizie (11%).
La survey ha in ultimo indagato la conoscenza degli italiani sul rapporto tra Sistemi di informazioni creditizie e diritto alla privacy; in particolare, è emerso che il 65% degli italiani si è dichiarato consapevole che le banche dati creditizie sono gestite nel pieno rispetto delle garanzie previste dalla normativa sulla privacy. I più informati in merito risultano essere in possesso di un titolo di studio elevato (69%), una professione in ambito manageriale (82%) e l’aver richiesto l’accesso alle proprie informazioni contenute nel Sic (89%).
Infine, il 48% degli italiani è a conoscenza del diritto che permette a chiunque di verificare le proprie informazioni registrate su qualsiasi banca dati. Tale percentuale risulta più alta tra i soggetti con meno di 34 anni (53%) e tra coloro che hanno tra i 35 e i 44 anni (54%). Anche in questo caso chi è in possesso di un titolo di studio «alto» e chi occupa una posizione da quadro/dirigente evidenzia una più alta percentuale di conoscenza (rispettivamente 53% e 70%).
L’educazione finanziaria si qualifica perciò come elemento cruciale per favorire una sempre maggiore inclusione sociale e finanziaria dei cittadini e per migliorare la loro consapevolezza, sia in merito agli strumenti oggi a disposizione che al loro utilizzo. Ad integrazione degli strumenti già oggi disponibili per diffondere la conoscenza dei Sistemi di informazioni creditizie per coloro che non hanno avuto alcuna esperienza diretta, Crif ha realizzato un video educational che racconta in maniera semplice e immediata che cosa sono i Sic, quali dati vengono trattati e i diritti degli interessati.
L’ANALISI
“In questo contesto diventa oltremodo essenziale la definizione di un nuovo modello di collaborazione tra legislatore, regolatori e imprese italiane che consenta di governare il bilanciamento tra protezione dei dati e innovazione dell’offerta di servizi e prodotti in maniera agile e al passo con i ritmi dell’attuale evoluzione digitale – commenta Enrico Lodi, general manager di Crif -. In un mondo in cui l’innovazione tecnologica è un formidabile fattore abilitante della competizione a livello globale, è fondamentale che il dialogo e la collaborazione tra imprese e Autorità sia intenso e continuativo, così da consentire alle prime di intraprendere sperimentazioni e progetti di ricerca d’avanguardia, e alle seconde di guidare il processo evolutivo nel rispetto della concorrenza, della protezione dei consumatori e dei loro dati personali. In questo modo siamo convinti che l’Italia potrà continuare ad eccellere e ad essere punto di riferimento in Europa e nel mondo”.
Da parte propria, Luca Dondi, managing director Nomisma, aggiunge: “La nostra ricerca offre utili indicazioni sul livello di consapevolezza degli italiani: non solo rivela una significativa conoscenza sul processo di valutazione del merito creditizio, ma evidenzia anche un’ampia disponibilità degli italiani a condividere informazioni personali necessarie a valutare l’affidabilità di chi fa richiesta di credito. Questa propensione degli italiani trova una ragione concreta nel ruolo attribuito ai Sistemi di informazione creditizia: per gli italiani il Sic rappresenta uno strumento oggettivo, in grado di rappresentare una funzione di facilitatore per la valutazione che banche e finanziarie devono compiere ogni giorno preliminarmente all’erogazione del credito”.