[A cura di: Vincenzo Perrotta] Intervenire con le sole valvole termostatiche non è sufficiente. Questo, in estrema sintesi, il punto sul quale insiste Ape Torino Confedilizia, secondo cui l’obiettivo del risparmio energetico nel settore dell’edilizia (in primo luogo residenziale) sarà pienamente raggiunto soltanto con una serie di interventi sistemici sull’involucro e attraverso una sostanziale modifica della normativa tecnica UNI 10200 per la parte che riguarda la ripartizione delle spese di riscaldamento.
Dunque, l’associazione torinese della Confedilizia torna ad occuparsi delle questioni lasciate aperte dal decreto Milleproroghe, che ha posticipato al 30 giugno 2017 l’obbligo di installazione delle termovalvole e dei sistemi di contabilizzazione del calore, ma non ha risolto i dubbi dei proprietari immobiliari.
Per fare chiarezza sulla contabilizzazione del calore, dal punto di vista impiantistico e da quello amministrativo-legislativo abbiamo interpellato la responsabile del coordinamento legale e tecnico dell’associazione, avvocato Anna Rosa Penna, e il consulente tecnico che collabora con Ape Torino, l’ingegnere Lorenzo Balsamelli (entrambi nella foto). A cura dell’avvocato Penna anche il chiarimento sulla vicenda piemontese, che ha visto, a pochi giorni dall’emanazione del Milleproroghe, l’approvazione in consiglio regionale del Piemonte di una mozione che, in buona sostanza, spostava al 30 settembre 2017 l’applicazione delle multe a carico dei condomini che, pur non avendo materialmente installato i sistemi di contabilizzazione, li avevano perlomeno deliberati entro il 31 dicembre 2016.
La formula è quella dell’intervista doppia, realizzata nei nostri studi e integralmente consultabile sul canale YouTube di Quotidiano del Condominio (a partire dal mercoledì 8 febbraio). Di seguito ne riportiamo una sintesi.
Il risparmio energetico è una bellissima cosa, ma tutto dipende da come viene perseguito. A livello italiano, purtroppo, non è stata ancora adottata una legislazione che agisca a livello sistemico per imporre il risparmio energetico in campo edilizio. Secondo noi, e secondo l’Europa, per raggiungere tale obiettivo bisogna mettere in campo tutta una serie di azioni e di interventi studiati a livello generale, ma calibrati puntualmente su ogni edificio.
La contabilizzazione individuale del calore si inserisce nell’insieme degli interventi che vanno portati avanti sull’edificio. La possibilità di regolare il riscaldamento è un aspetto fondamentale, legato alla sensibilizzazione dell’utenza, ma non basta per ottenere un reale risparmio energetico e della spesa. Sarebbe invece ottimale procedere congiuntamente a una coibentazione dell’involucro edilizio per bilanciare le dispersioni che ci sono tra le varie unità immobiliari e, a quel punto, intervenire installando un sistema di termoregolazione e contabilizzazione, per mettere tutti sulla stessa linea di partenza e poter dare la possibilità a tutti di beneficiare di un risparmio dovuto a un comportamento virtuoso.
Nel nostro Paese, la maggior parte degli edifici è riscaldata tramite un radiatore a colonne montanti. Dunque, in questi casi si tratta di andare a sostituire il valvolame con valvole termostatiche e mettere dei ripartitori per il conteggio dell’energia. Anche se si tratta di un intervento relativamente semplice, sono numerosi i casi, non trascurabili in termini di incidenza, in cui questo tipo di intervento può costare di più rispetto ai benefici che andrebbe ad apportare. Da qui la modifica legislativa dello scorso luglio, che stabilisce il principio per cui la contabilizzazione è obbligatoria a patto che rappresenti un vantaggio dal punto di vista costi-benefici.
Altro elemento cardine riguarda la ripartizione delle spese: se adotto un meccanismo di riparto delle spese in cui ho delle unità che, a parità di comportamento, non potranno beneficiare del risparmio energetico, allora sarà difficile ottenere quel contenimento dei consumi che la Comunità europea ci chiede.
Vale la pena di fare un passo indietro. Con il decreto legislativo 102/2014 lo Stato italiano ha recepito la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, prevedendo, in sostanza, dei comportamenti obbligatori soltanto per quanto riguarda l’ambito delle termovalvole, stabilendo che i condomini e gli immobili polifunzionali dovranno dotarsi di sistemi di termoregolazione del calore. Le sanzioni per chi non ottempera al precetto normativo entro i termini di legge (prima era il 31 dicembre 2016, oggi il 30 giugno 2017) sono indicate nell’articolo 16 del decreto stesso.
Lo studio e la regolamentazione in ordine al riparto dei costi del riscaldamento che, come sappiamo, si suddividono in quota fissa e quota variabile, sono invece demandate dal medesimo decreto 102/2014 a una specifica normativa tecnica, la UNI 10200. Prima di tale decreto, i condomini adottavano criteri di suddivisione dei costi legati alle indicazioni dei termotecnici e quindi alla particolarità dell’immobile. Dal 2014, invece, è stato introdotto il rimando alla norma tecnica, con valenza giuridica, che indica i criteri per la ripartizione dei costi in modo, tuttavia, non esaustivo e senza tener conto di quelli che sono i deliberata delle varie assemblee condominiali. Il sistema, infatti, potrebbe funzionare laddove ci trovassimo in situazioni di condomini perfetti, sia sotto il profilo dell’involucro che dell’impiantistica. In tal caso, una volta installate le valvole, il proprietario avrebbe la facoltà di decidere in modo autonomo se avere il riscaldamento a 21 o 18 gradi. Se non andiamo a riqualificare gli immobili e ci limitiamo ad effettuare interventi soltanto sull’impianto (quindi con termoregolazione, termovalvole) rischiamo di non sortire l’effetto voluto.
In termini di costi-benefici, i dati che abbiamo a disposizione parlano di un risparmio medio intorno al 15%. Infatti, se calcoliamo che per ogni grado di riduzione della temperatura il risparmio è pari a circa il 7%, considerando che la temperatura media di un condominio senza sistemi di termoregolazione è intorno ai 23 gradi, nel passaggio da 23 a 21 gradi il risparmio è del 14-15%. Il problema, però, è come questo risparmio viene ripartito. A questo punto si apre un altro tema fondamentale, legato alla metodologia di ripartizione delle spese di riscaldamento. Oggi la versione 2015 della norma UNI 10200 ripartisce la spesa in questo modo: una parte viene calcolata in base ai millesimi, quindi, a parità di cubature, le unità più sfavorite hanno millesimi più alti. La restante parte della spesa è ripartita in base ai consumi effettivi e questi, a parità di comportamento, vanno di pari passo con le dispersioni. In altre parole, per mantenere la stessa temperatura, l’immobile posto sul piano piloti e ad angolo avrà un dispendio energetico maggiore rispetto all’immobile posto al centro dell’edificio condominiale (a parità di cubatura).
Inoltre, con questa metodologia di riparto sorge un duplice problema: da una parte abbiamo una forte disparità nella ripartizione della spesa. Ma, cosa ancora più grave, andiamo ad ingessare tutto il processo di efficientamento dell’involucro del sistema edificio-impianto, che noi, invece, vogliamo ottenere. Infatti, per quale ragione l’assemblea condominiale, a maggioranza, dovrebbe andare a deliberare la coibentazione del sottotetto se a beneficiarne sarebbero soltanto gli inquilini dell’ultimo piano? In questo modo il processo di efficientamento si fermerà, e l’unica cosa che potrà andare avanti sarà il cambio dei serramenti nei singoli edifici. Ma se il nostro obiettivo è quello di massimizzare il risparmio attraverso un’azione sistemica di riqualificazione, non è accettabile l’utilizzo di una norma che rappresenti, di fatto, un ostacolo a tale processo.
Teniamo presente che l’Europa ha invitato gli Stati membri ad incentivare la riqualificazione energetica degli stabili e l’Italia ha previsto sia nel 2016 che per quest’anno (ma anche per gli anni passati) una gamma di incentivi assolutamente gratificanti per le tasche dei proprietari di casa. Non dimentichiamo poi che, in ultima analisi, il proprietario che riqualifica l’immobile, oltre ad avere vantaggi sui costi della bolletta, permette al suo immobile di acquistare valore.
Confedilizia si è battuta a livello nazionale per ottenere un periodo di proroga, in quanto la normativa del 2014 era stata comunque innovata a luglio 2016 con il decreto legislativo 141/2016. A livello locale, la Regione Piemonte si era già mossa, da tempo. Quindi diciamo che il piemontese poteva già avere degli strumenti maggiori per adeguarsi alla normativa in materia di termoregolazione. La Regione ha però evidenziato che al 30 settembre del 2016 non tutti i condomini (circa il 30%) avevano avuto la possibilità di adeguarsi. Così, a novembre, il presidente della commissione Ambiente del consiglio regionale, Silvana Accossato, aveva presentato una mozione, che evidenziava però la distinzione tra coloro che avevano già assunto le delibere assembleari per adeguarsi alla normativa statale entro il 31 dicembre e coloro che se ne fossero totalmente disinteressati. Solo per i primi, è stato previsto di posticipare i controlli al 30 settembre 2017, mentre il Milleproroghe prevede per tutti, senza distinzioni, la proroga al 30 giugno 2017.
Dal combinato disposto di queste due norme si ricava che, per il piemontese che abbia deliberato, in assemblea condominiale, l’installazione delle termovalvole entro il 31 dicembre 2016, vi sarà la possibilità di adeguarsi, senza rischiare controlli, fino al 30 settembre. Viceversa, per tutti gli altri, il termine si fermerà al 30 di giugno 2017. Dunque, chi non l’avesse fatto, sarebbe opportuno che, con una diagnosi energetica seria, adottasse tutte le azioni necessarie, sia sotto il profilo impiantistico che dell’involucro. Il tutto ricordando che il dl 141/2016 ha introdotto l’esonero, cioè la possibilità di derogare alla norma a determinate condizioni.
Il decreto 141/2016 individua i casi di esonero quando il rapporto costi/benefici non è tale da fare stare in piedi l’intervento. La questione fondamentale è: questo rapporto deve essere valutato a livello dell’intero edificio o della singola unità immobiliare? In tutti gli edifici ci sono posizioni che rendono un immobile e il suo occupante particolarmente svantaggiato. In quei casi, a parità di comportamento, i costi, nel 90% dei casi, non solo non si riducono, ma vanno ad aumentare.
In teoria, il proprietario deve procedere con la “diagnosi energetica”, individuare le problematiche, studiare le soluzioni, adottarle per bilanciare le dispersioni e, a quel punto, introdurre sistemi di termoregolazione e contabilizzazione individuale. Ovviamente non sempre tutti questi passaggi sono fattibili dal punto di vista tecnico. In tal caso dovrebbero intervenire gli incentivi statali e delle amministrazioni locali, ma la vera chiave di volta è quella di riscrivere e ricalibrare la norma tecnica UNI 10200. In ordine a questo, come soggetti promotori, Ape Torino Confedilizia assieme ad Ance, Collegio dei Geometri, Fiaip e Agiai, ha proposto alcune modifiche, tra cui, in primo luogo, l’introduzione di coefficienti correttivi in grado di ridurre i costi per le unità abitative svantaggiate.