[A cura di Ancca – Associazione nazionale della contabilizzazione del calore e dell’acqua]
Entro il primo gennaio 2017 anche in Italia tutti i condomini con riscaldamento centralizzato devono essere muniti di apparecchi che rilevano i consumi per la contabilizzazione del calore. L’obbligo è previsto dal decreto legislativo 102/2014 che recepisce la Direttiva Europea 27/2012 sull’efficienza energetica. Le multe per chi non rispetta le norme sono salate (fino a 2.500 euro per appartamento). Il risparmio di energia che si ottiene con la contabilizzazione del calore e l’uso di un sistema di termoregolazione della temperatura supera il 30%, sulla base dell’esperienza dei Paesi in cui da tempo esistono questi sistemi. Dal prossimo anno, dunque, niente più finestre aperte d’inverno perché i radiatori sono troppo caldi.
I COSTI
Ma quanto costa la contabilizzazione? Su ogni radiatore si deve installare un ripartitore, un apparecchio che registra i consumi. Tutto incluso, costa circa 40 euro se si sceglie quello che trasmette i dati dei consumi tramite onde radio. Il prezzo diminuisce a 20 euro se si sceglie un ripartitore che necessita, una volta l’anno, della visita di un tecnico per rilevare i consumi. Mentre, negli appartamenti dove non esiste un sistema di termoregolazione, occorre installare su ogni radiatore una valvola termostatica, dal costo di circa 40 euro. Come si vede, una spesa più che ragionevole, a fronte di significativi risparmi.
GLI OBBLIGHI
Tutto filerebbe liscio se per fare i conteggi non ci fosse l’obbligo – previsto solo in Italia – di fare riferimento ad una norma tecnica, la UNI 10200, che è farraginosa, complicata, costosa e poco conveniente per l’utente finale e che rischia di vanificare il risparmio previsto.
Cosa prevede questa norma? Andiamo per punti:
1) Bisogna, innanzitutto, rivolgersi ad un professionista che deve ricalcolare tutte le tabelle millesimali per il riscaldamento del condominio.
2) Questi millesimi devono, poi, essere riferiti ai fabbisogni di ogni appartamento: in questo modo due appartamenti identici, nello stesso condominio, sullo stesso piano, confinanti in modo identico con altri appartamenti che hanno gli stessi consumi rischiano di pagare diversamente. Un’assurdità.
3) Determinare le potenze nominali dei radiatori, dato essenziale per il preciso rilevamento dei consumi con i ripartitori, è un’operazione delicata e complessa. Le norme europee sono molto severe. In Italia, invece, la norma 10200 si affida ad un sistema semplificato, mai accreditato da alcun istituto indipendente. In questo modo, anche chi non è esperto nel settore può effettuare misurazioni sommarie e inattendibili, con danno per l’utente finale.
4) Alla fine dell’anno bisogna suddividere i costi, tra quelli comuni e quelli dei singoli appartamenti. Come si fa? La UNI 10200 cerca di spiegarlo in 70 farraginose pagine: un’impresa impossibile che richiede software dedicati e tecnici di alta qualificazione, con costi elevati.
UN ESEMPIO
Facciamo un esempio. Finora nei condomini dove già esiste la contabilizzazione individuale dei consumi di calore, l’assemblea decideva la percentuale fissa (tra il 30 e il 50%) da applicare sui consumi totali per calcolare i costi fissi di riscaldamento. Si prendeva come riferimento la tabella millesimale del riscaldamento e si teneva conto delle potenze installate dei radiatori, già disponibili in quanto calcolate dalla ditta professionale che ha installato i ripartitori mediante giganteschi database. L’amministratore, in base a questi semplici dati, redigeva il conteggio di fine anno.
Con la UNI 10200 questo non è più ammesso. Il condominio si dovrà accollare ulteriori spese rivolgendosi ad un professionista, facendogli calcolare i nuovi millesimi di riscaldamento in base a fabbisogni teorici, quindi calcoli specialistici e difficilmente riproducibili dall’utente nel caso di dubbio. Inoltre sarà molto difficile che l’amministratore sarà in grado di applicare tutte le previsioni della UNI 10200 senza studi specializzati e software dedicati e costantemente aggiornati. Quindi è facile che si dovrà rivolgere all’esperto esterno ogni anno.
Inoltre pensiamo alla piccola casa, con tre o quattro utenze, magari abitate da famiglie parenti, che oggi già si dividono i consumi per il riscaldamento con il fai da te e con soddisfazione di tutti. Con la UNI 10200 questo, di fatto, ragionevolmente non sarà più fattibile: saranno obbligati a rivolgersi ad un professionista per eseguire un progetto e il ricalcolo e l’avallo dei parametri.
CONCLUSIONI
Il dovere applicare la norma UNI 10200 verrà sicuramente e giustamente visto come un altro balzello a carico dei consumatori finali. Infatti, nonostante la norma fosse presente già da alcuni decenni, fino ad oggi non era quasi mai stata presa in considerazione. Possiamo tranquillamente affermare che milioni di utenze oggi ripartiscono le loro spese con metodi “europei”, calcoli semplici e di facile comprensione per tutta l’utenza. Una breve indagine presso le aziende leader per il servizio di contabilizzazione in Italia lo conferma: la stragrande maggioranza dei conteggi effettuati oggi non prendono in considerazione la norma UNI 10200.
La scelta di rivolgersi ad un professionista (purché serio e competente) di contabilizzazione per fare un progetto dovrebbe essere lasciata libera e non imposta. L’obbligatorietà suona come un limite alla concorrenza e un ulteriore peso burocratico ed economico sulle famiglie, in media 150-200 euro, con relativo sopralluogo in appartamento: una spesa che non ha alcuna utilità pratica e non porta ad alcun risparmio.
Insomma, la contabilizzazione individuale del calore deve essere un’opportunità di risparmio per le famiglie non un peso burocratico ed economico per favorire attività di categorie che non portano benefici nelle tasche dei cittadini.