[A cura di: Expoclima] La classificazione energetica degli edifici è un parametro che definisce, attraverso una scala di valori calcolati mediante una serie di elementi, la prestazione energetica di un edificio (o di una porzione di esso o di una singola unità immobiliare) ed è documentata nell’Attestato di Prestazione Energetica (APE) redatto da un tecnico abilitato (Certificatore energetico).
L’indice di prestazione energetica degli immobili, di qualsivoglia destinazione d’uso, corrisponde all’energia totale consumata dall’edificio climatizzato per metro quadro di superficie ogni anno (espressa in KWh/mq anno) e viene identificato mediante 10 indicatori alfabetici: A4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F, G (nei quali la classe A indica gli edifici con un basso fabbisogno energetico e, dunque, ad elevata prestazione energetica, mentre la classe G indica gli edifici con un alto fabbisogno energetico con valori prestazionali molto scarsi) ai quali si aggiunge l’indicatore N.Z.E.B. (Near Zero Energy Building – Edificio a energia quasi zero) introdotti dal D.M. 26 giugno 2015 (di attuazione della Legge 90/2013 e della direttiva europea 2010/31/UE).
La classe energetica di appartenenza viene determinata tramite l’indice di prestazione energetica globale dell’edificio in termini di energia primaria non rinnovabile (EPgl,nren). Tale indice, dopo l’entrata in vigore dei Decreti Attuativi del 2015, tiene conto del fabbisogno di energia primaria non rinnovabile non solo per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria, ma anche di altri servizi, come:
I requisiti minimi per l’attribuzione dell’indice di prestazione energetica sono indicati nel D.Lgs. 192/2005 (cosiddetto Decreto Requisiti Minimi, così come modificato dal D.Lgs. 311/2006), attuativo della prima Direttiva europea EPBD (Energy Performance of Building Directive) 2002/91/CE. Il metodo di calcolo è affidato, dal D.P.R. 59/2009, alle norme tecniche UNI/TS 11300 e UNI 10349, oggi in vigore nella loro versione aggiornata nel 2016 nello specifico il calcolo della classe energetica di un edificio considera:
I fattori che concorrono al raggiungimento di una classe di efficienza energetica elevata (A1 e superiori) sono, come abbiamo visto, molteplici e tra loro interdipendenti.
Va precisato che gli interventi che possono far aumentare la classe energetica non sono necessariamente sinonimo di buona costruzione: prendendo un caso limite di ristrutturazione (che in questa sede ci servirà semplicemente da esempio per chiarire il concetto) ai fini del calcolo del fabbisogno energetico dell’edificio potrebbe essere sufficiente la posa di un cappotto isolante esterno sovradimensionato, unitamente alla sostituzione di un vetusto generatore di calore tradizionale con uno a condensazione di nuova generazione, per far fare un “salto” di classe energetica notevole ad un edificio che resterebbe però lacunoso dal punto di vista del comfort abitativo, lasciando irrisolti il problema della dispersione attraverso ponti termici, la formazione di umidità e di muffe, la disomogeneità termica nei locali e così via.
Pertanto è necessario che a monte di una nuova costruzione, di una ristrutturazione o di una riqualificazione energetica vi sia un’attenta progettazione interdisciplinare e sinergetica tra la struttura, l’involucro edilizio e l’impiantistica. Soltanto in questo modo, ossia seguendo le regole di buona costruzione e buona tecnica al di là del mero calcolo, un edificio potrà avere prestazioni energetiche elevate e una contenuta dispersione termica convergenti in un reale comfort abitativo.