[A cura di: Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva]
Resta più o meno stabile la tassa sui rifiuti nel nostro Paese: nel corso del 2017, una famiglia media italiana ha pagato 300 euro (contro i 297 del 2016). La Campania è la regione più cara (418 euro annui), il Trentino Alto Adige quella più economica (197 euro). L’incremento maggiore invece in Abruzzo (+6,5%), in particolare a Chieti dove la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti è salita a 338 euro rispetto ai 270 del 2016 (25,2%).
Confrontando i singoli capoluoghi di provincia, Belluno si conferma la città più economica (149 euro all’anno), mentre a Cagliari spetta il primato di più costosa (549 euro).
Crescono anche i livelli di raccolta differenziata: nel 2016 (ultimo anno disponibile) secondo dati ISPRA, siamo arrivati a livello nazionale al 52,5% (+5% rispetto al 2015), mentre il 25% finisce in discarica.
Tutte in aumento le percentuali di raccolta differenziata regionali. Quelle più virtuose sono Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Friuli Venezia Giulia che confermano la tendenza degli ultimi anni. Le regioni fanalino di coda sono invece la Sicilia, l’unica a non raggiungere la soglia del 20%, e il Molise.
In Calabria e Basilicata invece nel corso di un solo anno è aumentata considerevolmente la percentuale di raccolta differenziata.
Lo smaltimento in discarica invece aumenta in 5 regioni. In particolare è da rilevare l’incremento sostanzioso registrato in Abruzzo (+12%).
È questo il quadro che emerge dalla annuale rilevazione dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che per il decimo anno consecutivo ha realizzato un’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per lo smaltimento dei rifiuti in tutti i capoluoghi di provincia, prendendo come riferimento nel 2017 una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri. La ricerca è disponibile online, gratuitamente dietro registrazione, sul sito www.cittadinanzattiva.it.
Quest’anno la nostra indagine, che da più di 10 anni monitora l’andamento delle tariffe applicate al servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani e fornisce informazioni utili alla cittadinanza, si inserisce in un contesto paradossale in cui molti Comuni hanno sbagliato il calcolo della spesa dovuta, nel passaggio da Tarsu a Tia, a Tares e quindi a Tari, determinando così una spesa molto più onerosa per alcune famiglie – commenta Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva –. Ancora più paradossale è che, dichiarato l’errore, si lasci comunque, come stabilito dalla recente Circolare del MEF, l’onere della ricostruzione dei calcoli corretti ai cittadini, che hanno già subito i danni degli errori, al fine di poter richiedere il rimborso delle somme indebitamente pagate.
Chiediamo che quanto meno i Comuni diano sostegno alle famiglie nei calcoli di quanto effettivamente queste avrebbero dovuto pagare.
Interessante notare l’aumento di ben 9 punti percentuali della produzione pro capite di rifiuti urbani nel Veneto rispetto al 2015 mentre all’opposto in Liguria c’è stata una riduzione del 2,7%. La regione che produce più rifiuti urbani pro capite è l’Emilia Romagna (653 Kg) mentre in media il centro ha il primato con 548 Kg e a seguito il nord (510 Kg) e il Sud (450 Kg).
Molto evidenti le differenze regionali e provinciali non solo nella produzione e smaltimento dei rifiuti, ma anche nelle tariffe pagate dai cittadini.
Le dieci città più costose, con una spesa annua che supera i 400 euro, sono tutte collocate al sud tranne la città toscana di Pisa. La più cara si riconferma Cagliari con un aumento del 10,9% rispetto all’anno passato. Tra l’anno 2017 e il 2016 sono 37 i capoluoghi che hanno subito un aumento dei costi. In particolare i cittadini della città di Chieti si ritrovano a pagare il 25,2% in più rispetto all’anno passato.
La città più economica è invece sempre Belluno con una tariffa di €149. In questo caso l’unica città del sud tra quelle che si caratterizzano per una spesa annua più contenuta è Vibo Valentia.