[Fonte: Assopompe]
Vola l’industria delle pompe di calore in Italia. Secondo l’indagine di Assopompe e di Anima Confindustria 8che ha passato in esame le 200 aziende più significative), nel 2014 il settore è risultato in continua espansione, sia nella produzione totale (+1,3% rispetto al 2013) sia nell’export (+2,2% rispetto al 2013). E per il 2015 è prevista un’ulteriore crescita, sia nella produzione (+2,3%) sia nelle esportazioni (+1,4%) rispetto al 2014. L’export, peraltro, assorbe più del 70% della produzione ed è rivolto principalmente verso i mercati UE, verso i mercati asiatici (soprattutto la Cina) e verso il Medio Oriente (Arabia Saudita ed Emirati Arabi in particolare).
Il mondo rappresentato da Assopompe si pone quindi come comparto di primo piano all’interno della meccanica, con un peso che è variato negli anni da un minimo del 14,1% a un massimo del 16,3%. Uscito sostanzialmente indenne dalla crisi del quinquennio 2009-2013, ha anzi accresciuto i propri valori produttivi, soprattutto grazie alle esportazioni. In questo periodo il valore della produzione è aumentato del 19,6%, passando da 1550 milioni di euro a 1855 milioni.
Proprio per comprendere gli aspetti critici di successo di questo comparto è stato realizzato “L’industria delle pompe in Italia. Overview 2014”: iniziativa è il frutto della collaborazione tra Ufficio studi Anima, Fondazione Edison, un team di ricerca accademico e la commissione marketing di Assopompe, composta dai referenti commerciali delle aziende associate. II taglio dello studio, analitico, operativo e concreto, fornisce gli elementi per fondare ulteriori analisi e individuare le future prospettive per questo settore dell’industria nazionale.
“La produzione italiana di pompe rappresenta una fetta importante della nostra impiantistica e continuerà a essere scelta per il suo alto valore tecnologico e d’innovazione – afferma Carlo Banfi, presidente di Assopompe e di Europump, che ha fortemente voluto la realizzazione di questo studio -. Siamo di fronte a una grande eccellenza nel sistema manifatturiero nazionale che è riuscita ad affrontare la crisi senza subirne troppo le conseguenze, grazie a un export che supera il 70% della nostra produzione. L’Italia è tra i primi cinque produttori di pompe al mondo e, in alcuni specifici rami, è addirittura prima davanti alla Germania. Per quanto orientate a un mercato estero, tuttavia le nostre imprese ritengono il mantenimento della propria produzione in Italia un obiettivo strategico di lungo termine”.
Lo studio è stato realizzato con l’obiettivo di fornire uno strumento di lavoro per le aziende associate Assopompe, e quale guida alla conoscenza del settore delle pompe in Italia per tutti quei soggetti (industriali, economici e finanziari) interessati a questa eccellenza industriale. All’interno del documento viene proposta un’analisi congiunturale del settore delle pompe industriali con focus sul suo peso all’interno del macro-comparto dell’impiantistica industriale, al quale le pompe contribuiscono con ben il 16%. Lo studio prosegue con la presentazione dei dati import-export nel quinquennio 2008-2012, che comparano il mercato italiano delle pompe a quello dei principali competitor mondiali: Germania, Stati Uniti, Cina e Giappone. Da queste rilevazioni si può notare come, nonostante la crisi che ha attraversato il nostro Paese, il settore abbia mantenuto una posizione di primo piano.
Nell’ultima sezione della pubblicazione sono state condotte una serie di interviste in profondità, analizzando anche i documenti di bilancio e le relazioni sulla gestione. Dopo aver analizzato la catena del valore, vengono individuate le principali tendenze attuali e prospettiche, tra cui spiccano una forte vocazione internazionale, una decisa specializzazione ed una marcata differenziazione, da cui conseguono notevoli vantaggi competitivi. Da ultimo viene proposta un’analisi di tipo finanziario indirizzata al riesame dei principali indicatori di bilancio, su una base che comprende la quasi totalità delle imprese del settore, in modo da valutarne la performance economica e l’adeguatezza della struttura finanziaria nel quinquennio 2008-2012.