[A cura di: Assorinnovabili e Rete Asset]
Il rapporto “Reneweable energy in Europe 2017: recent growth and knock-on effects” dell’EEA, l’Agenzia europea dell’ambiente, ha confermato che il costante aumento delle rinnovabili nel consumo di energia finale in Europa sta riducendo le emissioni di CO2. Il contributo delle rinnovabili nella transizione energetica è quindi fondamentale per i target europei fissati in seguito all’Accordo di Parigi.
I DATI DI CRESCITA
Per l’ottavo anno consecutivo, le rinnovabili hanno rappresentato il maggiore investimento per nuova capacità di produzione di energia elettrica in Europa, con una quota del 77% nel 2015. La quota di FER nei consumi finali è cresciuta dal 15% del 2013 al 16% del 2014, registrando il 16,4% a fine 2015. In Europa questo trend non è però distribuito in modo omogeneo: raggiunge il 30% in Paesi come la Finlandia, la Lettonia e la Svezia, il 17% in Italia e il 5% nel Lussemburgo o a Malta.
Ad ogni modo, il report stima che l’aumento dei consumi di energia rinnovabile al 2015 rispetto a quelli del 2005 abbia permesso all’Europa di ridurre le emissioni di CO2 di 436 Mt (il 10% del totale delle emissioni di gas a effetto serra dell’Europa), la domanda di combustibili fossili di 130 Mtep (circa l’11% del consumo totale di combustibili fossili) e i consumi di energia primaria del 2%.
I COMPARTI E I COMBUSTIBILI
In assoluto, il riscaldamento e la climatizzazione sono i settori di maggior impiego delle rinnovabili (con una quota di mercato del 18%). Invece, solo il 6% delle rinnovabili nel 2014 è utilizzato nei trasporti, settore fortemente influenzato dal biofuel, che rappresenta il 90% delle FER del comparto.
Per mantenere gli accordi presi dalla COP21, la crescita media delle rinnovabili deve essere pari al 6%. Dal 2005 al 2014 la quota annuale di riscaldamento e climatizzazione da rinnovabili dovrebbe essere pari al 4% per raggiungere il target europeo, ad ora si aggira al 3%.
Sull’altro versante, il combustibile fossile che ha subito la maggiore riduzione in Europa è il carbone, che costituisce da solo la metà di tutti i combustibili fossili non utilizzati, seguito dal gas naturale (28% di tutti i combustibili dismessi). La riduzione di combustibili fossili è stata poco evidente a causa dello scarso utilizzo delle FER nella mobilità, mentre è diventata importante nei consumi domestici, soprattutto in Germania, Italia, Regno Unito.
A conclusione del rapporto si evidenzia la necessità di intensificare gli sforzi, in vista degli obiettivi del 2050 e di monitorare il miglioramento delle capacità di innovazione dell’Europa.
LA RELAZIONE DELL’AUTHORITY
La relazione 2017 dell’Autorità per l’energia descrive inizialmente il proseguimento dell’evoluzione del mix produttivo di energia elettrica in Italia, evidenziando la crescente diffusione delle fonti rinnovabili, in particolare non programmabili, e della generazione distribuita. Successivamente, il report fotografa il recente sviluppo del sistema elettrico fino all’anno 2016, sia in termini di accesso alle reti elettriche sia in relazione all’evoluzione dei mercati e del dispacciamento, soffermando l’attenzione sugli effetti delle più recenti deliberazioni dell’Autorità. La relazione riporta poi i dati aggiornati, ivi inclusi i preconsuntivi riferiti al 2016, relativi all’impatto degli strumenti di sostegno alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione ad alto rendimento, in termini di quantità di energia elettrica incentivata e di oneri coperti tramite le bollette elettriche.
L’INCIDENZA PERCENTUALE
Ebbene, nel 2015 la produzione lorda di energia elettrica è lievemente cresciuta rispetto all’anno precedente (da 280 TWh a 283 TWh), pur continuando ad assumere valori notevolmente inferiori al massimo di 319 TWh raggiunto nel 2008 e ai 303 TWh nel 2004. Al tempo stesso, i consumi finali di energia elettrica, pur aumentati nel 2015 rispetto al 2014 (da 291 TWh a 297 TWh), sono inferiori rispetto a quelli degli anni precedenti (319 TWh negli anni 2007 e 2008) a causa della riduzione dei consumi in ambito industriale (da 155 TWh nell’anno 2007 sino a 122 TWh negli anni 2014 e 2015). Si sta anche assistendo a una progressiva decrescita della potenza installata, derivante dalla dismissione o messa in conservazione di impianti termoelettrici anche di elevata taglia, non pienamente compensata dalla nuova installazione di impianti prevalentemente alimentati da fonti rinnovabili (riduzione, nel 2015 rispetto al 2014, di quasi 6,4 GW di impianti termoelettrici tradizionali a fronte di un aumento di circa 0,9 GW da fonti rinnovabili).
Per effetto delle nuove installazioni da fonti rinnovabili e del generale calo nella produzione lorda totale e nei consumi finali di energia elettrica, l’incidenza delle fonti rinnovabili sulla produzione lorda e sui consumi finali di energia elettrica è comunque rilevante. Più in dettaglio:
* le fonti rinnovabili incidono nel 2015 per circa 109 TWh, pari al 38,5% del totale nazionale, a fronte del 18% circa nel 2004. Tale produzione ha subito una significativa riduzione nel 2015 rispetto al 2014 (- 12 TWh) per effetto della scarsa idraulicità; un’ulteriore riduzione è stata registrata nell’anno 2016 per lo stesso motivo. In termini di potenza efficiente lorda, incidono nel 2015 per circa 51 GW, pari al 43% del totale nazionale, a fronte del 24% nel 2004;
* è rilevante l’incidenza delle fonti aleatorie e in particolare del solare e dell’eolico (più del 23% del totale installato nel 2015 a fronte di poco più dell’1% nel 2004 e più del 13% del totale prodotto nel 2015 a fronte di poco meno dell’1% nel 2004).
Al tempo stesso le fonti rinnovabili sono utilizzate per lo più tramite impianti di piccola e media taglia connessi alle reti di distribuzione (generazione distribuita). Nel 2015 gli impianti di potenza fino a 10 MVA, non solo alimentati dalle fonti rinnovabili, rappresentavano oltre il 21% della potenza installata: circa 16 punti percentuali in più rispetto al 2004. Il loro peso in termini di produzione è passato dal 4,7% del 2004 al 18,1% del 2015.