[A cura di: Rete Irene – www.reteirene.it] Il Superbonus 110% – l’incentivo capace di rilanciare sia la riqualificazione del nostro obsoleto patrimonio edilizio, sia l’economia nazionale, da aprile ad oggi ha invaso i canali di comunicazione nazionali e locali, del settore e non, con una presenza costante su siti e testate di un messaggio quasi esclusivamente incentrato sulla gratuità degli interventi pagati dallo Stato con anticipo da parte delle imprese: tutto gratis per i cittadini!
Ed eccolo il Superbonus, finalmente in vigore dal 1° luglio per la gioia di imprese, amministratori e condòmini che finalmente possono… fare nulla!
Il Superbonus 110% è, a tutt’oggi, un provvedimento “virtuale” per il quale manca ancora la conversione in Legge e per il quale mancano totalmente i disposti attuativi dell’Agenzia delle Entrate.
Cosa rispondere alle migliaia di richieste dei cittadini e degli amministratori di condominio che chiamano le imprese con richieste di intervento? Già, perché ad oggi abbiamo esclusivamente roboanti titoli sui giornali e imprese ferme al palo, perché purtroppo quello che era stato annunciato quale strumento trainante per produrre lavoro, attualmente risulta invece essere uno strumento di arresto per il settore edilizio ed impiantistico che contavano su questa misura incentivante prevista nel Decreto Rilancio per uscire dalla crisi provocata dal COVID-19.
Facciamo un breve punto ad oggi, sul Superbonus 110% entrato “virtualmente” in vigore e su quanto ancora in discussione:
Sull’importanza del Fascicolo del Fabbricato, Rete Irene ha già manifestato la propria opinione dichiarandosi favorevole alla sua introduzione quale documento obbligatorio, che finalmente consente di qualificare tecnicamente, ad opera di professionisti specializzati, il nostro patrimonio immobiliare, ma che debba essere prodotto esclusivamente ex-post, al termine quindi dell’intervento di riqualificazione, per non costituire un ulteriore elemento di ritardo nell’operatività del provvedimento. È importante, inoltre, che la sua obbligatorietà non sia estesa a tutti gli interventi che prevedono degli incentivi, inclusi la sostituzione dei serramenti e piccoli interventi di manutenzione ordinaria, ma è necessario che sia vincolante per quegli interventi più impattanti sull’edificio e sulle sue prestazioni finali.
È più che mai urgente che siano assunte decisioni concrete senza ulteriori indugi: le aziende del settore, a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria prima e dall’attesa dei super-incentivi dopo, sono ferme da mesi. Quanto ancora dovranno aspettare e in quante potranno sopravvivere? Inoltre al fine di rispondere all’uragano di richieste di riqualificazione edile ed impiantistica le imprese devono avere certezze per potersi strutturare e garantire la qualità degli interventi e dei servizi ai cittadini.
“Quello che risulta essere il più importante e grande provvedimento per il rilancio concreto di un intero comparto e di una filiera da anni sottoposta a forte tensione e criticità rischia di trasformarsi in un elemento che gioca più a sfavore che a favore di tutto il comparto edile – commenta Manuel Castoldi, presidente di Rete Irene –. Dopo due mesi di blocco forzato delle attività ci troviamo a dover fare i conti con la lentezza della burocrazia e delle Istituzioni rischiando di restare al palo fino a settembre e compromettendo drasticamente i risultati economici e finanziari di tutto il 2020, portandoci sulle spalle un fardello di sei mesi di completa inattività”.
“L’appello che rivolgiamo al Governo è di fare presto e di non perdere ulteriore tempo – conclude Castoldi –. Ogni giorno che scorre è un giorno perso e la fiducia di coloro che devono fare gli interventi rischia di svanire e di diventare una gigantesca bolla di sapone. Occorre decidere ed agire in maniera straordinaria, come il tempo in cui stiamo vivendo richiede. In tempi straordinari servono sicuramente norme e decreti straordinari come il Superbonus 110% ma serve altrettanto una gestione straordinaria dei tempi istituzionali. Non è più il tempo delle attese, bisogna decidere ed agire velocemente. Il rischio è troppo elevato anche solo per poter pensare di correrlo. Non si può vivere quotidianamente appesi”.