Abusi edilizi: “Invece che a nuove sanatorie, si pensi alle demolizioni”
“Sentir parlare della possibilità che il Parlamento della regione Sicilia vari una sanatoria per le abitazioni costruite a meno di 150 metri dal mare è avvilente, oltre che anacronistico”. Lo dichiara l’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, secondo il quale “Sarebbe un provvedimento folle sotto il profilo normativo, uno schiaffo a tutti i cittadini che rispettano le regole e l’ennesima prova che in Italia si può costruire in spregio della legge e del buon senso con la sicurezza di non doverne affrontare le conseguenze. Senza contare che, come ha certificato il dossier del Centro Studi Sogeea, solo prendendo in considerazione i capoluoghi di provincia e gli altri Comuni con oltre 20.000 abitanti risulta che gli amministratori siciliani devono ancora smaltire 220.000 domande di condono edilizio relative alle tre leggi nazionali del 1985, 1994 e 2003. Non c’è dubbio che in molti casi, si è preferito evitare di lavorare le pratiche per non essere costretti a dare i dinieghi e dover procedere, di conseguenza, alle demolizioni. Un malcostume che si aggiunge al danno erariale per oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria e di segreteria e risarcimenti per danno ambientale che potrebbero essere riscossi portando a termine la lavorazione delle istanze”.
Come illustra ancora Simoncini, “La situazione che si sta verificando è sintomatica dello scempio perpetrato nei confronti del territorio italiano. L’ultima analisi fatta dall’Ispra sullo stato delle nostre coste è impietosa: il 20% del suolo compreso fra 0 e 300 metri dal mare è impermeabilizzato e ormai irrimediabilmente perso. Tra l’altro, nel caso di Licata, non stiamo parlando di abitazioni di fortuna costruite per dare un tetto a famiglie in difficoltà, ma di secondo o terze case realizzate per trascorrervi le vacanze: un fatto inaccettabile non solo dal punto di vista legale, ma anche etico. Ci si vuole fare beffe dello Stato e degli amministratori locali, che in forza di provvedimenti giudiziari dovrebbero procedere senza indugi alle demolizioni, ma anche di tutti gli italiani che si comportano secondo le regole. Va anche sottolineato che a presentare uno degli emendamenti in cui si propone la sanatoria è stato un ex sindaco di Trapani, città che a distanza di più di trent’anni dalla prima legge sul condono deve ancora lavorare 3.500 istanze, più di un terzo di tutte quelle presentate, e incassare oltre 13 milioni di euro. Non certo un esempio di efficienza amministrativa”.