Periferie: una riqualificazione a metà. È questo il parere del professor Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma: “La maggioranza dei progetti che usufruirà dei finanziamenti messi a disposizione dal Governo non presenta quelle caratteristiche innovative che era lecito attendersi. In molti casi, si tratta di interventi pensati diverso tempo fa, accantonati per mancanza di fondi e ora tornati d’attualità. Certamente c’è da dire che gli amministratori non sono stati aiutati dalla strettissima tempistica del bando, che prevedeva una finestra di appena tre mesi per la presentazione degli elaborati. Tra l’altro dall’inizio di giugno alla fine di agosto dello scorso anno, quando l’attività degli uffici comunali era ovviamente più rallentata per la concomitanza con le ferie estive di impiegati, tecnici e dirigenti”.
Un caso, dunque, in cui la velocità non è un valore aggiunto? “Come spesso accaduto nel corso dell’attuale legislatura – prosegue Simoncini -, l’azione del Governo è stata più improntata alla rapidità di esecuzione del provvedimento che alla sua capacità di incidere in profondità. Sicuramente va apprezzata l’attenzione che è stata rivolta alle realtà più complesse e critiche dei nostri centri urbani, cosa peraltro fatta nel recente passato anche da altri Esecutivi senza però significativi risultati. La differenza la farà ovviamente l’azione delle amministrazioni locali, cui è lecito chiedere di offrire ai cittadini una visione chiara di come vogliono trasformare le loro città e di agire di conseguenza. Presentare un progetto sul verde pubblico ha poco senso se, contestualmente, non si pensa alla funzione di quell’area nel tessuto urbanistico e sociale in cui viene inserita e se non si programmano le risorse con le quali operare manutenzione e valorizzazione costanti. Anche il più bel parco perde inevitabilmente la sua funzione e finisce per trasformarsi in un ricettacolo di degrado e malaffare se dopo qualche mese dall’inaugurazione e dalle foto di rito viene abbandonato all’incuria”.
Resta il fatto che magari il bando poteva prevedere più step successivi. “Certamente in questo modo le amministrazioni avrebbero avuto più tempo a disposizione per riflettere e avanzare progetti più ambiziosi – chiosa il docente -. Risulta comunque molto apprezzabile il fatto che buona parte degli interventi preveda un cofinanziamento tra soggetti pubblici e privati: una condizione divenuta ormai irrinunciabile vista la cronica difficoltà da parte degli enti locali nel reperire risorse finanziarie. Positivo anche che alle classiche prospettive edilizie ne siano state accostate altre di inclusività e welfare, ma c’è pure da aggiungere come oltre due terzi dei progetti presentati siano stati redatti solo nella forma di preliminari o, addirittura, di meri studi di fattibilità: con tutte le incognite del caso. È comunque interessante l’esperimento fatto da alcune Città Metropolitane, realtà amministrative spesso assai nebulose, che hanno unito idee e competenze riuscendo a presentare spunti assai brillanti: su tutte, Milano, Bologna e Bari».