[A cura di: dott. Antonio Pepoli – centro studi Anaip – https://nazionale.anaip.it/ ] Il radon è un gas naturale radioattivo incolore e insapore estremamente volatile prodotto prevalentemente dal decadimento dell’Uranio 238, e la sua disintegrazione dà luogo ad altri elementi radioattivi e infine al piombo, non radioattivo. Esso è il più pesante dei gas conosciuti ed è 8 volte più denso dell’aria. Il radon viene generato da alcune rocce della crosta terrestre come da lave, tufi, pozzolane, alcuni graniti etc. ma si trova anche in marmi, marne, flysh, ecc.
Il radon diffonde nell’aria, nel suolo e, a volte, nell’acqua (nella quale può disciogliersi) dalla quale può essere veicolato a grandi distanze dal luogo di origine. In spazi aperti, è diluito nell’aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario, in un ambiente chiuso, come un’abitazione, il radon può accumularsi e raggiungere alte concentrazioni.
Poiché la concentrazione del radon all’aria aperta è bassa e in media le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo in luoghi chiusi (casa, lavoro), il rischio per la salute dovuto al radon è essenzialmente correlato all’esposizione a questo gas all’interno degli edifici.
Il radon presente in una casa proviene prevalentemente dal suolo sul quale essa è costruita. Se il basamento ha un pavimento di fango, il radon può penetrare facilmente; se il pavimento è di cemento, il radon penetra attraverso le spaccature che si formano con il tempo, lungo le tubature o attraverso le giunture tra i muri. Il radon può anche provenire – in misura minore – dai muri stessi, se essi sono stati edificati utilizzando materiali radioattivi (tufi vulcanici, per esempio) o dai rubinetti, se l’acqua contiene questo gas disciolto.
Il radon emesso all’interno di una casa tende a restare lì. L’aria interna tende a stagnare piuttosto che a rinnovarsi, se non adottiamo accorgimenti per migliorare la ventilazione, sia passiva (cattivo isolamento) che attiva (aprire le finestre a intervalli lunghi o brevi, per esempio).
La concentrazione di radon dipende da molti fattori: dalla presenza di Uranio e Radio nel suolo e nei materiali da costruzione, dalla permeabilità del suolo e dalle abitudini di vita. Anche in aree dove generalmente si riscontrano basse concentrazioni esiste la possibilità che in alcuni edifici vi sia una presenza elevata di radon.
Studi svolti dall’Istituto Superiore di Sanità ed Enea hanno rivelato che l’Italia è mediamente più esposta a questo problema rispetto al resto dell’Europa (media europea di circa 59 Bq/m3 -Bequerel al metro cubo -, media nazionale di circa 77 Bq/m3). Nella diverse regioni esiste una situazione molto diversificata con concentrazioni medie che vanno da poche decine di Bq/m3 fino ad oltre 100 Bq/m3 e singole abitazioni che arrivano fino a migliaia di Bq/m3. In particolare Lombardia, Friuli, Lazio e Campania hanno concentrazioni medie maggiori della media nazionale.
Considerato che una dose di 50 Bq/m3 corrisponde ad una dose di radiazioni circa tre volte maggiore a quella che mediamente si riceve nel corso della propria vita per lo svolgimento di indagini mediche, si può ben comprendere come tale prodotto di decadimento costituisca un pericolo per l’uomo.
La radiazione alfa emessa dal radon presenta un basso potere di penetrazione, quindi viene facilmente fermata dallo strato superficiale della pelle costituita da cellule morte, e non è pericolosa per l’uomo nei casi di irradiazione esterna. Diventa invece pericolosa quando la sorgente radioattiva viene inalata o ingerita (irradiazione interna) perché in questo caso colpisce direttamente tessuti radiosensibili; nel caso del radon, appunto, l’isotopo radioattivo viene inspirato e quindi può decadere all’interno del corpo emettendo radiazione alfa all’interno dei polmoni, con conseguente esposizione al rischio di cancro.
Inoltre è dimostrato che nei soggetti fumatori l’effetto combinato dell’esposizione al Radon e al fumo delle sigarette è molto maggiore della somma dei due effetti. In altre parole il fumo aumenta considerevolmente il rischio di tumore ai polmoni correlato al radon. Tuttavia bisogna ricordare che, anche nel caso di valori di concentrazione particolarmente elevati, il rischio è funzione del tempo di esposizione. Pertanto è doveroso informare sul problema radon e sui rischi correlati, ma senza causare ingiustificati allarmismi.
Per gli edifici esistenti, si può prendere un insieme di misure correttive di varia semplicità e costo, in dipendenza della concentrazione di radon, valutando ogni situazione singolarmente. Quando si rileva una alta concentrazione di radon, le sue vie di accesso devono essere identificate ed eliminate.
Prima di costruire un nuovo edificio, bisogna tener conto del rischio legato al radon; è spesso più economico analizzare il problema radon già nella fase progettuale. Le precauzioni da prendere varieranno, secondo la natura del suolo e del sottosuolo.
Nell’ordinamento italiano il DPR 243/93 regolamenta l’impiego dei materiali edilizi permanentemente incorporati in opere di costruzione.