“In Italia ci sia un disegno di legge sul consumo di suolo che è fermo da sette mesi in Senato, al vaglio di una commissione congiunta formata dai responsabili di Ambiente e Agricoltura. Ora, con la crisi istituzionale che si è aperta in conseguenza del risultato del referendum, c’è il serio pericolo che la legislatura possa concludersi prima che il provvedimento riesca ad approdare nell’aula di Palazzo Madama. In pratica, tre anni di discussioni e confronti rischiano di concludersi con un clamoroso nulla di fatto”. A lanciare l’allarme è l’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università La Sapienza di Roma.
“Il testo licenziato in primavera dalla Camera non brillava per coraggio e non si presentava come un efficace argine contro il consumo del suolo in Italia – prosegue Simoncini -. C’era però la speranza che quel testo, frutto di un evidente compromesso al ribasso, potesse uscire radicalmente migliorato dall’esame del Senato. Ad esempio rafforzando i vincoli per i Comuni nel dare priorità assoluta alla rigenerazione urbana rispetto a nuove scelte di espansione territoriale; eliminando la norma transitoria in cui vengono fatti salvi i piani urbanistici attuativi per i quali i soggetti interessati abbiano anche solo presentato istanza prima dell’entrata in vigore della legge; comprendendo tra i fattori di consumo di suolo le miniere, le grandi opere della Legge Obiettivo o le strutture scolastiche e sanitarie; restringendo il numero delle eccezioni alla definizione di superficie agricola”.
Una speranza che oggi rischia seriamente di restare vana. “Adesso il disegno di legge potrebbe definitivamente naufragare, proprio mentre una serie di eventi naturali ci rammenta con cadenza quotidiana la fragilità del nostro territorio – denuncia Simoncini -. Quasi il 90% dei Comuni è a elevato rischio di frane e alluvioni e addirittura 7 regioni e 51 province sono a totale pericolosità idrogeologica. Ben 7 milioni di persone possono trovarsi da un momento all’altro in condizioni di estrema insicurezza a fronte di fenomeni meteorologici di intensità leggermente superiore al normale. Quasi il 20% della fascia costiera italiana è perso ormai irrimediabilmente, i paesaggi rurali sono scesi a un livello di poco superiore al 40% del nostro territorio e ogni 100 costruzioni autorizzate ne vengono realizzate 20 illegalmente. Con questi numeri, l’obiettivo della cementificazione azzerata entro il 2050, più che irrealistico suona come una presa in giro”.