Forse non abbastanza, e comunque sempre a macchia di leopardo. Tuttavia, la questione inerente il fascicolo del fabbricato è sempre di grande attualità, come dimostra il caso di Roma, evidenziato dall’ingegner Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università La Sapienza: “È apprezzabile che l’assessore all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici di Roma Capitale, Luca Montuori, abbia rilanciato la proposta di reintrodurre il fascicolo del fabbricato. Non solo perché si tratta di un provvedimento di buon senso, soprattutto in una realtà dal tessuto edilizio-urbanistico tanto fragile come la Capitale, ma anche per il fatto che l’idea non è stata dettata dall’emotività seguita a una tragedia, così come troppo spesso accaduto nel recente passato”.
Come sempre, il giudizio di Simoncini riguardo il fascicolo è estremamente positivo: “Ormai è chiaro come non sia possibile attendere un provvedimento in tal senso a livello nazionale, visto che meno di due mesi fa la commissione Lavoro della Camera ha nuovamente espresso parere negativo. Tocca agli enti locali muoversi, considerando che la quasi totalità delle regioni italiane prevede l’esistenza del fascicolo del fabbricato ma ne demanda l’eventuale obbligatorietà ai Comuni. La soglia di sensibilità sul tema si sta per fortuna alzando: basti pensare all’innovativa legge regionale varata a fine 2016 dalla Calabria, che vincola in maniera più pressante sia le amministrazioni che i proprietari di immobili ad adempiere i rispettivi doveri”.
Ma perché, secondo il docente, questo strumento è così importante? “Considerando le enormi criticità, quantitative e qualitative, dei nostri centri abitati – spiega Simoncini – è indubbio che sia necessario dotare ogni edificio di una vera e propria carta d’identità che riporti le caratteristiche urbanistiche, strutturali e manutentive del manufatto, nonché le peculiarità geologiche dell’area circostante. Sarebbe uno strumento fondamentale per impostare efficaci politiche di prevenzione, messa in sicurezza e riqualificazione dell’esistente. A Roma, ad esempio, l’obbligatorietà del fascicolo era stata introdotta in seguito al crollo di via di Vigna Jacobini del 1998, per poi venire vanificata da una serie di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato. Le parole dell’assessore Montuori fanno sperare che si possa finalmente rimediare e, al contempo, accelerare anche sul fronte della digitalizzazione degli archivi edilizi: nel corso di uno studio sulle pratiche di condono ancora in giacenza, abbiamo potuto rilevare come nove Comuni su dieci possiedano un archivio esclusivamente cartaceo”.