[A cura di: Centro studi Confappi – Fna]
Per
quest’ultima parte del 2015 – in alcuni casi anche ben oltre – si può usufruire
del Piano Casa: il provvedimento che permette di ampliare l’immobile in deroga
alle normative locali
In sedici Regioni d’Italia (più l’Umbria, dove di recente il
provvedimento è diventato stabile ed è stato incorporato nel testo unico di
governo del territorio) è ancora il momento di agire per i cittadini che
vogliono aggiungere alla propria abitazione la metratura equivalente a una
stanza, o poco più, usufruendo di una deroga alle condizioni prescritte dal
piano regolatore comunale.
Il decreto, che deriva da un accordo Stato-Regioni del 2009 e contiene
anche la possibilità di demolire e ricostruire palazzi fatiscenti godendo di un
premio di volumetria, si chiama Piano Casa. Nata come misura eccezionale per
rilanciare il settore dell’edilizia in crisi, la legge è ancora in vigore: le
Regioni infatti l’hanno via via riemendata, a volte riscritta. Fa eccezione
l’Emilia Romagna, dove – conclusa l’esperienza della prima legge regionale – la
misura non è mai stata riproposta.
I prossimi due o tre anni potrebbero però davvero essere gli ultimi
per questo provvedimento; in alcune Regioni, infatti, la legge rischia di
scomparire per sempre. Solo poche amministrazioni hanno effettuato un
monitoraggio puntuale per capire l’impatto della disciplina sul proprio
territorio. Significa che, in pratica, non è chiaro quanto le famiglie italiane
proprietarie di ville e case autonome abbiano usato e gradito l’opportunità di
ricavare la stanza in più. Su alcuni territori invece – come già accaduto in
Valle d’Aosta e in Umbria e come molto probabilmente accadrà in Sardegna – la
norma potrebbe anche diventare permanente.
La mappa: dove sì e dove no
L’ultima ondata di proroghe nelle Regioni è arrivata negli ultimi
giorni del 2014, con un articolo inserito nella Legge Finanziaria. Il Piano
Casa è stato prorogato in Basilicata, Calabria, Marche, Piemonte, Puglia,
Toscana e Sicilia: la dilazione dei tempi, a seconda dei territori, è stata di
12 o 24 mesi. Nel Lazio, oltre allo slittamento dei termini, è stato riscritto
l’intero testo legislativo. In altri territori, come Abruzzo, Campania, Friuli
Venezia Giulia, Liguria, Molise, Veneto e Provincia di Bolzano, la data ultima
per presentare richiesta di ampliamento era già stata stabilita a fine 2015.
Il Piano Casa è invece scaduto da un anno o più in maniera definitiva,
senza ripescaggio, in Lombardia ed Emilia Romagna.
In Umbria e Sardegna, infine, la scelta dell’amministrazione è stata
quella di lavorare a un nuovo testo di legge senza scadenza; strada già
intrapresa da Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano.
Singolare, infine, la situazione della Provincia di Trento, dove
l’accordo Stato-Regioni del 2009 non è mai stato recepito, perché preesisteva
una legge locale che concedeva bonus di volumetria a chi riqualificava
l’esistente. Norma che, anch’essa in scadenza nel 2014, è stata prorogata di un
anno, in attesa di un complessivo restyling, fino a dicembre 2015.
Limiti e vincoli per agire
Ovunque, il provvedimento agisce nella stessa maniera: concede premi
volumetrici, solitamente fino al 20% della superficie preesistente, a chi vuole
ampliare una casa (in genere edifici uni o bifamiliare, pochissimi i casi di
possibilità di applicazione a villette a schiera o altre tipologie).
L’opportunità di agire avviene in deroga ai piani regolatori comunali.
Definite le regole generali, l’applicazione – territorio per
territorio – dipende da ciò che è stato stabilito dal singolo Governo regionale
e da ulteriori esclusioni all’applicazione della norma imposte dai singoli
Comuni. Solo per fare qualche esempio: in Calabria o in Toscana l’incremento di
cubatura non può superare mai i 70 mq di superficie lorda; la Liguria impone
ampliamenti differenziati a seconda delle dimensioni iniziali dell’edificio; la
Provincia di Bolzano, il Friuli e l’Abruzzo fissano una metratura limite (sommando
nuovo più vecchio). In Molise si può intervenire anche su case ancora in
costruzione, purché le strutture portanti siano state completate entro il 31
luglio 2011; al contrario, in Provincia di Trento, è concesso l’incremento solo
su edifici esistenti alla data del 5 marzo del 1995, a destinazione
prevalentemente residenziale e che non siano vincolati come beni ambientali. In
Friuli è consentito destinare l’intervento anche in corpi distaccati dal
fabbricato originario, così come in Veneto; una possibilità, questa, che nelle
Marche è stata introdotta con l’ultima revisione della legge.
In Friuli, Liguria e Sardegna per usare il Piano Casa basta rispettare
la normativa base sull’efficienza energetica; in Abruzzo è necessario
raggiungere almeno la classe energetica B, in Toscana occorre abbassare di
minimo 20% il fabbisogno energetico dell’edificio.
Demolire e ricostruire
Una seconda possibilità di intervento contenuta in tutti i testi delle
leggi di applicazioni è quella di demolire immobili vecchi e fatiscenti e
ricostruirli fruendo di un bonus aggiuntivo del 35% o oltre. Definita la
regola, le applicazioni sono specifiche e cambiano da Regione a Regione. Va
detto però che tale misura è stata fino a ora utilizzata in rari casi.
Maggiori applicazioni
In quasi tutti i territori la proroga del Piano Casa arrivata alla
fine di dicembre 2014 non ha comportato variazioni alla legge originaria, salvo
le seguenti eccezioni.
In Puglia il provvedimento è stato esteso anche
agli edifici non residenziali, che fino a oggi erano esclusi. Nelle Marche,
dove sono stati concessi due anni in più di tempo, è arrivato il via libera
anche al frazionamento delle unità immobiliari dopo gli interventi di
ampliamento, ed è stata introdotta la possibilità di trasformare i sottotetti,
oltre che recuperarli; infine agli edifici ubicati in zona agricola è stato
concesso il permesso di accorpare all’immobile principale la volumetria degli
accessori di pertinenza per una superficie massima di 100 mq (in precedenza
erano 70 mq).